Possiamo suddividere la vita in 4 fasi e in ciascuna di essere identificare dei compiti di sviluppo e dei possibili blocchi. Di seguito espongo in dettaglio i 4 momenti in cui la vita può essere suddivisa.
Fase 1: MODELLAMENTO E INDIPENDENZA
La sopravvivenza dei cuccioli dell’essere umano dipende dalle cure genitoriali. Un bambino non è in grado di camminare, nutrirsi ed esprimere i suoi bisogni. Ha necessità di essere aiutato a crescere e rendersi autonomo. Un bambino, attraverso ciò che osserva impara per imitazione ad avere cura di se stesso. Inizialmente deve sviluppare abilità fisiche come mangiare, camminare, parlare. Successivamente impara le abilità sociali ovvero come relazionarsi agli altri sulla base di ciò che le figure di riferimento gli mostrano fungendo da modelli da imitare.
Nella tarda infanzia impara ad adattarsi alla cultura di appartenenza osservando le regole e le norme condivise considerate accettabili.
L’obiettivo di questa prima fase di vita è imparare a funzionare all’interno della società come adulti integrati ed auto-sufficienti.
L’adulto diventa in grado di provvedere a se stesso prendendo decisioni, agendo da solo ed allo stesso tempo, essendo parte di una comunità, godere del sostegno delle persone vicine.
Tuttavia non sempre le persone care supportano il nostro bisogno di indipendenza, le nostre decisioni e la spinta all’auto-realizzazione. Alcuni genitori ostacolano l’autonomia e l’espressione genuina di abilità e peculiarità dei propri figli. Ne consegue che alcune persone rimangano bloccate in questa prima fase di sviluppo compiacendo le scelte, i valori, i comportamenti e le convinzioni delle figure parentali a discapito della libera espressione di se stesse. Ciò permette loro di garantirsi appartenenza e amore condizionato dalla famiglia adattandosi e censurandosi per non rischiare di essere giudicati o rifiutati.
In un individuo sano questa prima fase di vita dura filo alla tarda adolescenza anche se nella società odierna, dove l’indipendenza è scoraggiata per mancanza di opportunità lavorative, può durare ulteriormente fino all'età adulta. Capita che alcune persone si ritrovino alla soglia dei 45 anni realizzando di non aver ancora vissuto per se stessi e in funzione dei propri interessi.
Questo stadio si caratterizza per la costante ricerca di approvazione da parte degli altri attraverso il meccanismo dell’imitazione; la conseguenza è quindi l’assenza del pensiero indipendente e dell’affermazione dei valori e del credo personale.
Se da un lato è necessario conformarsi ad alcuni standard ed alle aspettative altrui dall’altro bisogna essere abbastanza forti da agire nel rispetto dei nostri ideali e di ciò che è buono per noi stessi. La conclusione dei questa fase implica la capacità di adattarsi in modo sano pur rimanendo fedeli a se stessi. Ciò che può bloccare la nostra crescita personale in questa fase è un senso di inadeguatezza personale, l’idea di essere diversi dagli altri, imperfetti, non essere abbastanza o di essere immeritevoli di realizzarsi.
Per superare la fase 1 dobbiamo accettare che non è possibile soddisfare tutti allo stesso tempo e che è necessario prendere delle decisioni solo in funzione di se e del nostro benessere.
FASE 2: CONSAPECOLEZZA DI SE’
Se nella prima fase della nostra vita abbiamo imparato ad adattarci alle persone, alla cultura ed alla società che ci circonda per poterci integrare in questa seconda il compito da espletare è scoprire ciò che ci rende diversi e unici rispetto agli altri.
Questa nuova era ci richiede di iniziare a prendere decisioni per noi stessi, di metterci alla prova per capire chi siamo e quali sono le nostre risorse, capacità e potenzialità. Sono gli anni dei tentativi, della sperimentazione e degli errori.
Sperimentiamo luoghi e situazioni nuove, facciamo esperienze diverse (sport, lavoro, viaggi), assaporiamo cibi e stati d’animo, ci relazioniamo a persone e mettiamo in gioco sentimenti.
La seconda fase è molto diversa da persona a persona a seconda della propensione al rischio ed alla curiosità.
Sono gli anni della scoperta di se, del piacere della conoscenza e del bisogno di approfondire situazioni e relazioni. In questo calderone di stimoli l’obiettivo è individuare ciò che ci caratterizza e tralasciare le esperienze meno utili o fallimentari. Scopriamo in questo modo anche i nostri limiti personali.
Conoscere i propri limite è fondamentale per orientare la nostra vita al successo rispetto alle cose che ci fanno sentire realizzati; per arrivare a comprendere quali sono le situazioni in cui riusciamo bene, che ci gratificano, e quali invece è meglio lasciar perdere. Anche se possiamo fare e provare tutte le esperienze di vita in verità solo per alcune vale la pena spendere il tempo limitato che abbiamo a disposizione in questa vita. Lo stesso vale per le persone; possiamo stare in compagnia di chiunque ma solo con alcuni sentiamo che il nostro tempo è ben speso. In questa vita abbiamo infinite occasioni da cogliere ma solo una parte di esse ha un senso per noi.
Questa è la fase delle opportunità da cogliere, degli errori e delle scelte. Scegliere cosa ci piace e ci fa stare bene implica lasciar andare, ove possibile, situazioni spiacevoli e frustranti.
Ci sono persone che faticano in questa fase ad ascoltarsi, mettere limiti e fare scelte in base al proprio piacere. Si obbligano, per senso del dovere, ad accettare e subire situazioni spiacevoli e relazioni tossiche rimanendo bloccate in questo stadio. Fanno parte di questa categoria quelle persone che alla soglia dei 40 anni vivono ancora coi genitori nella speranza di realizzare un sogno o una aspirazione palesemente fuori dalla loro portata.
Coloro che non riescono a vivere una relazione affettiva a lungo termine perché aspettano sempre una occasione migliore da cogliere. E’ qui che ritroviamo gli eterni adolescenti, quelli affetti dalla Sindrome di Peter Pan.
Ad un certo punto tutti dobbiamo ammettere che la vita è breve e che non tutti i nostri sogni possono diventare realtà; dovremmo quindi scegliere con attenzione i nostri obiettivi, definirli in modo concreto sulla base delle nostre reali potenziali e predisposizioni.
Per le persone sane la seconda fase ha inizio verso la tarda adolescenza e può perdurare sino ai 25-35 anni.
Ciò che può bloccare a questo livello è l’idea di poter fare di meglio, fare sempre cose nuove stimolanti ed eccitanti ad ogni costo come se non bastasse mai.
Per superare la fase 2 dobbiamo accettare che non saremo mai in grado di realizzare tutto ciò che sognamo e desideriamo e che è necessario concentrarci su ciò che conta di più ed impegnarci a farlo.
FASE 3: IMPEGNO
Una volta che ciascuno di noi ha identificato i propri limiti ma soprattutto scoperto i propri obiettivi di vita è il momento andare verso l’auto-realizzazione. Questa terza fase è quella dell’impegno che ci prendiamo con noi stessi. Lo scopo è costruire e consolidare la propria vita di giovani adulti. E’ il momento in cui la priorità va data al trovare lavoro, fare carriera, far crescere la relazione e “metter su famiglia”. Ecco che hobby, passatempi e compagnia di amici hanno un peso meno rilevante rispetto al mettere basi solide, punti fermi e certezze a livello economico ed affettivo.
I sogni e gli ideali tipici dell’età adolescenziale vengono ridimensionati fortemente.
L’impegno viene messo per migliorare la qualità della vita rispetto all’inseguire ideali astratti.
Il terzo stadio ha lo scopo di massimizzare il nostro potenziale in questa vita per lasciare un segno, seppur piccolo, che si possa ricordare (una scoperta, un libro, un figlio…). Questa fase termina nel momento in cui ci rendiamo conto di aver raggiunto lo scopo che ci si era prefissati (fare famiglia, carriera, aiutare il prossimo…) o quando si è pronti a non investire più il tempo in grandi progetti per orientarsi al riposo e ai piccoli piaceri quotidiani. Comunemente la terza fase dura dai 30-35 anni fino all'età della pensione.
Le persone che stazionano in questa fase oltre misura faticano a lasciar andare la loro ambizione e sono spinte dall’affanno di volere sempre di più. A questo livello sussiste l’incapacità a lasciar andare il potere anche oltre i 70-80 anni quando fisiologicamente si dovrebbe sentire il bisogno di ritmi di vita più calmi e lenti.
Ciò che può bloccare la nostra crescita personale in questa fase è la sensazione di non aver esercitato una sufficiente influenza positiva sul mondo malgrado l’impegno.
Per superare la fase 3 dobbiamo capire che il tempo e le energie sono limitati e quindi dobbiamo focalizzare la nostra attenzione per aiutare gli altri a prendere in mano i progetti significativi che abbiamo iniziato.
FASE 4: LASCITO
Le persone arrivano alla quarta fase dopo aver trascorso circa mezzo secolo di vita investendo in ciò cui credevano significativo e importante. Hanno fatto grandi cose, hanno lavorato sodo, hanno guadagnato tutto ciò potevano, forse hanno fatto famiglia, volontariato, carriera politica… è tempo di rilassarsi e fare un bilancio. Hanno raggiunto un età per la quale non è più possibile investire altra energia per perseguire ulteriormente verso altri obiettivi o progetti.
Lo scopo di questa fase è semplicemente assicurarsi che l'eredità venga trasmessa e non dispersa: ciò significa lasciare non solo beni materiali (una casa, soldi, un’azienda) ma soprattutto un insegnamento, dei valori e degli aneddoti circa la vita vissuta.
Questo spesso avviene attraverso i consigli ed il sostengo dato ai figli ormai diventati a loro volta genitori, ai nipoti. Potrebbe anche significare diventare più politicamente o socialmente attivi per trasmettere esperienze e valori alle nuove generazioni.
La quarta fase è importante dal punto di vista psicologico perché rende più sopportabile consapevolezza sempre più crescente della nostra mortalità. Come esseri umani abbiamo un profondo bisogno di sentire che la nostra vita ha significato qualcosa. Trovare un senso al nostro passaggio sulla terra.
Ciò che può bloccare la nostra crescita personale in questa fase è il timore che la l’eredità non duri o abbia avuto un impatto poco significativo sulle generazioni future.
Per superare la fase 4 dobbiamo accettare che il cambiamento è inevitabile e che l'influenza di una persona, anche se è il contributo è stato enorme, alla fine si dissiperà e che la vita andrà avanti.
Ogni fase implica un rimescolamento delle priorità di una persona. È per questo motivo che quando si transita da uno stadio all’altro ci sono delle ricadute sulle relazioni familiari, affettive ed amicali. Poiché col tempo cambiano le nostre necessità quello che succede e ci possiamo ritrovare in contatto con persone che non sono in linea con i nostri bisogni del momento; si crea uno “scollegamento” con coloro con cui condividevamo il nostro tempo.
La transizione da una fase all’altra non è solo un fenomeno naturale ma può essere indotto anche da aventi negativi o traumatici come un lutto o una separazione.
Il trauma ci induce a fare un passo indietro o in avanti per rivalutare le nostre motivazioni e decisioni più profonde. Ci consente di riflettere sulle priorità da dare alla nostra esistenza.
Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.