Coppie LAT: l’intimità che abita altrove

Coppie LAT: l’intimità che abita altrove
  • Dr. Maurizio Sgambati
  • 11/10/2025
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In un tempo in cui la convivenza è spesso considerata il naturale approdo di una relazione stabile, esiste una forma d'amore che sfida le aspettative sociali e propone un modello diverso: quello delle coppie che scelgono di vivere separate, pur restando profondamente unite. Non si tratta di relazioni a distanza nel senso tradizionale, né di legami fragili o incerti. Al contrario, molte di queste coppie vivono nella stessa città, si vedono regolarmente, condividono emozioni, progetti e intimità. Ma ciascuno conserva il proprio spazio abitativo, la propria autonomia quotidiana. È una scelta consapevole, spesso maturata dopo esperienze precedenti, che nasce dal disdire di proteggere l'identità individuale senza rinunciare alla relazione.

Dal punto di vista psicologico, questa modalità relazionale - nota come LAT, living Apart Together - risponde a un bisogno profondo di equilibrio tra vicinanza e distanza. In un'epoca in cui l'intimità può facilmente trasformarsi in infusione, e la convivenza in una routine che soffoca il desiderio, vivere separati può diventare una forma evoluta di amore. Non è una fuga, né un compromesso. È un modo per preservare la libertà personale, per mantenere vivi i propri spazi, per continuare a coltivare se stessi anche dentro la coppia.

Molti partner che scelgono questa strada lo fanno dopo aver vissuto relazioni in cui la convivenza ha generato tensioni, conflitti, perdita di autonomia. Per alcuni, vivere insieme significa dover negoziare ogni gesto, ogni abitudine, ogni silenzio. Significa rinunciare a quella parte di sé che ha bisogno di solitudine, rituali personali, tempo non condiviso. È così, vivere separati diviene una forma di rispetto reciproco: si sceglie di stare insieme, non perché si deve, ma perché si vuole. Ogni incontro è intenzionale, ogni momento condiviso è frutto di una scelta, non di un'abitudine.

Ma questa scelta è per quanto lucida e consapevole non è priva di sfide. Una delle paure più diffuse è quella di perdere l'intimità. Non quella fisica, che può essere coltivata anche senza convivenza, ma quella quotidiana, fatta di gesti spontanei, di presenze silenziose, di condivisione non programmata. Quando si deve separarsi, il rischio è che la relazione si trasformi in una serie di appuntamenti, belli ma scollegati dalla vita reale. E se non c'è attenzione, la distanza fisica può diventare anche emotiva.

Per questo la connessione emotiva in una coppia LT richiede cura. Non basta vedersi, bisogna scegliersi. Non basta parlarsi, bisogna ascoltarsi. È necessario creare rituali di vicinanza, anche se non si vive sotto lo stesso tetto. Una telefonata serale, una colazione insieme nel weekend, una conversazione profonda che vada oltre alla logistica. La distanza può stimolare il desiderio, ma solo se accompagnata da una comunicazione autentica, da una vulnerabilità condivisa, da una progettualità comune.

Un altro aspetto delicato riguarda il confine tra autonomia e evitamento. Alcune persone scelgono vere e separate non per proteggere la relazione, ma per proteggersi dalla relazione. In questi casi, la distanza non è uno spazio di libertà, ma una difesa contro la vicinanza. La psicologia parla di attaccamento evitante: una modalità relazionale in cui l'intimità è vissuta come minacciosa e la separazione come rassicurante. È importante distinguere tra chi sceglie il LAT per maturità e chi lo fa per paura. Perché solo nel primo caso la relazione può crescere, evolversi, durare. Amarsi da lontano non significa amarsi di meno. Significa amarsi in modo diverso. È una forma di amore che richiede consapevolezza, comunicazione, fiducia. Non è adatta a tutti, e non è una soluzione magica. Ma per chissà abitarla, può diventare uno spazio di libertà condivisa, di intimità scelta, di presenza autentica. Perché l'amore, quando è maturo, non ha bisogno di muri condivisi. Ha bisogno di verità, di ascolto, di desiderio. E può abitare anche lo spazio vuoto tra due porte chiuse.

In un mondo che ci insegna a misurare l'amore in termini di vicinanza fisica, le coppie che scelgono di vivere separate ci ricordano che l'intimità non ha una sola forma. Che si può essere profondamente connessi anche senza condividere lo stesso tetto. Che la distanza, se è abitata con consapevolezza, può diventare uno spazio fertile, dove il desiderio respira, la libertà si protegge e la relazione si rinnova.

Amarsi da lontano non è una rinuncia, ma una scelta. Una scelta che richiede maturità, ascolto, fiducia. Una scelta che può far paura, perché ci espone al rischio di perderci. Ma è proprio in quel rischio che si nasconde la possibilità di incontrarsi davvero. Non per abitudine, non per bisogno, ma per volontà. E forse, alla fine, è questo il cuore di ogni relazione autentica: potersi dire "ti scelgo", anche quando si è liberi di non farlo. Anche quando si vive altrove. Anche quando la porta che si apre non è la stessa, ma il cammino. - quello sì - è condiviso.


 


Dr. Maurizio Sgambati

Dr. Maurizio Sgambati
Psicologo a Pordenone

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