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La paura del futuro

L'incapacità di tollerare l'incertezza è un atteggiamento che molte persone hanno nei confronti della vita e di ciò che riserva nel futuro. Quando si ha questo tipo di difficoltà di fronte all’imprevedibilità degli eventi il dubbio, l’insicurezza e l’ansia possono prendere il sopravvento. Gli imprevisti possono essere percepiti come qualcosa di terribile, destabilizzante, insopportabile, da evitare a tutti i costi.

Se non sei abituato a fare i conti con l’incertezza e l’imprevedibilità degli eventi allora potresti sentirti piuttosto preoccupato quando nella tua vita accadono situazioni al di fuori dell’ordinario. Si dice che l’intelligenza corrisponda ala capacità di sapersi adattare. Molte persone strutturano la propria vita basandosi su abitudini e routine. Lo si fa sin da bambini per sentirci più sicuri all’interno della nostra zona confort. Adottiamo comportamenti ripetitivi per dare struttura alle nostre giornate: lo stresso tragitto per andare a lavorare, gli stessi orari per mangiare, sempre lo stesso modo di fare le cose che è quello che ci riesce meglio; difficilmente ci apriamo ad altri modi di fare, altrettanto funzionali. Ecco che la mente diviene rigida: facciamo le cose che conosciamo in modo "automatico". Questo ci consente di risparmiare energia mentale, non dobbiamo fare sforzi per pensare alle alternative. La mente è dotata di grandi capacità e intuizione ma con le routine è come se la "addormentassimo" un pò. Facciamo centinaia di cose ogni giorno senza metterle mai in discussione chiedendoci se ci sono altri modi per fare la stessa cosa in modo diverso, in meno tempo, in modo più creativo. Le nostre abitudini e i nostri rituali ci danno sicurezza ma ci rendono meno intuitivi. Sappiamo però che la vita è del tutto imprevedibile, sa giocarci brutti scherzi e ci invita a cambiare punto di vista anche quando ci riteniamo al sicuro. Talvolta basta un piccolo cambiamento per sentirci minacciati. Preoccuparsi per cercare di arrivare pronti qual ora le cose evolvessero in modo troppo negativo è certamente sensato. 

Preoccuparsi è un modo per cercare di anticipare gli eventi, di prepararsi a ciò che potrebbe accadere, un tentativo di predire la vita in modo da non incappare in spiacevoli sorprese. Cercare di prevedere ciò che potrebbe accadere è un modo per tentare di ridurre l’incertezza e l’imprevedibilità. Dal momento che preoccuparsi ha la funzione di calmierare l’ansia, l’agitazione allora le persone tendono a continuare a preoccuparsi e perseverano nei loro rimugini mentali. In altre parole se da un lato preoccuparsi pare un modo per predisposti al peggio e calmarsi, insistere con questa strategia produce l’effetto esattamente opposto: è causa di tensione, stress e angoscia.

La verità è che preoccuparsi di ciò che potrebbe accadere in futuro non ci rende la vita più sicura e più controllabile. Le preoccupazioni non cambiano il corso degli eventi. Sfortunatamente la vita rimane incerta malgrado i nostri sforzi di percepirla sotto il nostro dominio. Rimuginare ci da solo la sensazione di poterla avere in pugno. Quando si è preoccupati tutto ciò che si riesce a fare è pensare a tutti gli scenari peggiori possibile illudendosi di poter elaborare diverse strategie di azione per farvi fronte. Ma di solito l’unico effetto che si ottiene è quello di sentisi male e di rimanere paralizzati dalla paura. L'ansia sana è quella che possiamo utilizzare per reagire agli eventi che si presentano innanzi a noi, quella patologica invece la si sperimenta quando ancora nulla è accaduto davvero se non nella nostra immagina ... e la nostra immaginazione è piuttosto fervida in materia di catastrofi.

Vale davvero la pena preoccuparsi per ciò che potrebbe accadere? Non credo ma forse si possono usare altre strategie di fronte a situazioni che sfuggono al nostro controllo.

Sono due le strategie che ti suggerisco per imparare ad accettare l'incertezza e quindi ridurre la preoccupazione: 

 

1. Sfidare l’incertezza del futuro: poniti le seguenti domande e scrivi le risposte per cercare di cogliere gli svantaggi dell’essere intollerante all’incertezza:

 

  • È possibile essere certi di tutto nella vita?
  • In che modo la necessità della certezza nella vita è utile e inutile?
  • Tendi a prevedere che accadranno cose brutte solo perché sono incerte? È una cosa ragionevole da fare? Qual è la probabilità di esiti positivi o neutri?
  • Quanto è probabile che accadranno le cose che prevedi? 
  • Dato che la probabilità che si verifichino eventi altamente drammatici e negativi è bassa, puoi pensare in modo meno pessimistico? 
  • Riesci a vivere con alcune delle incertezze della vita? Come riesci a farlo? E puoi farlo in altre situazioni che ritieni difficili? Chiedi a un amico come affronta l'incertezza, puoi trarne qualche consiglio? 

 

2. Consapevolezza del qui-e-ora: quando sei intollerante all'incertezza, la tua mente tende a concentrarsi sul futuro. Un antidoto a questo stile di pensiero è esercitarsi a focalizzarsi maggiormente sul qui e ora ed accettare l’esperienza attuale. Cioè, essere più consapevoli del presente, di ciò che realmente accade: null’altro. Ti offro 3 suggerimenti per farlo: 

 

  • Sii consapevole di ciò che stai pensando attualmente e di ciò che senti nel tuo corpo. Usa la sensazione del tuo respiro per rimanere nel presente e per calmarti. Cosa noti quando hai bisogno di certezza? Quali pensieri fai? E quali sensazioni sperimenti? 
  • Osserva pensieri e sensazioni con distacco. Senza giudicare o tentare di cambiarli; prendine atto. Quindi riporta la tua attenzione sul qui e ora della tua esperienza. Focalizza la tua attenzione completamente sui suoni intorno a te o sulle sensazioni nel corpo, sul respiro e sull’esercizio da svolgere.
  • Se la tua mente va a caccia di una soluzione immediata o rapida significa che ti stai preoccupando per risolvere qualcosa che ancora non c’è e non è un problema attuale: lascia andare. Puoi dirti qualcosa che ti aiuti a non cercare necessariamente un rimedio: “lascio andare il castrofismo … sto con quel che c’è ora. Preoccuparmi ora non mi serve”.

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.