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Mobbing: la violenza psicologica al lavoro

Il termine "mobbing" deriva dal verbo inglese “to mob” ovvero “assalire, molestare” e si riferisce all’insieme di comportamenti aggressivi di natura psicofisica e verbale esercitati da una persona o un gruppo di persone nei confronti di altri soggetti sul luogo di lavoro.

E’ stato introdotto per la prima volta nel 1984 dal Dr. Heinz Leymann in una relazione sulla "sicurezza e la salute sul posto di lavoro".

Il termine viene usato per indicare la violenza psicologica, la pressione emotiva, le molestie e le vessazioni esercitate allo scopo di causare un danno psichico ed economico ad un collaboratore/dipendente.

La vittima del mobbing viene emarginata, screditata, minacciata, disprezzata, molestata sistematicamente sul luogo di lavoro a tal punto da sviluppare una sindrome reattiva di tipo ansioso e/o depressivo.

Il mobbing si configura come un abuso di potere esercitato da un “mobber”, colui che scredita la reputazione e la credibilità della persona bersaglio, al fine di estromettere intenzionalmente il mobbizzato da un’azienda o da un gruppo di lavoro. Oltre agli insulti ed all’emarginazione il mobbing viene agito sovraccaricando di ore di lavoro un dipendente, sottoponendolo a ritmi e turni estenuanti, demansionandolo o assegnandogli compiti umilianti. 

 

Le conseguenze di queste vessazioni sono il danno psicologico e fisico sotto forma di stress ed irritabilità, irrequietezza, rabbia, insonnia, disturbi della concentrazione, malinconia, isolamento sociale, disturbi psicosomatici, instabilità dell’umore, depressione, disperazione, profondo dolore.

Il mobbing danneggia l'integrità professionale della persona, la fiducia che ha in sé e l’ autostima, aumenta i dubbi circa la propria competenza, causa paranoia e confusione. La vittima può sperimentare sentimenti di paura, vergogna e rabbia. Gli effetti visibili sono la presenza di forte ansia, gli attacchi di panico e, nei casi già gravi, il disturbo da stress post-traumatico. Altri effetti del mobbing possono essere la depressione, la perdita di motivazione professionale ed il danno economico.

Se nel contempo il mobbizzato vive in un contesto familiare problematico, anziché supportivo, il disagio interno può tramutarsi in conflitto di coppia, violenza domestica e portare alla rottura di una relazione affettiva.

La vittima soggetta a mobbing diventa incapace di lavorare a seconda del livello di intensità delle pressioni subite e della gravità delle conseguenze sul piano dell’equilibrio psicologico.

Le ricerche hanno dimostrato che la durata delle vessazioni nei confronti di una persona sul luogo di lavoro va da un minimo di 6 mesi sino a 15 mesi ma che gli effetti di tale violenza psicologica perdurano per 30-46 mesi. Il fenomeno del mobbing si riscontra in diversi luoghi di lavoro ed indipendentemente dalla razza e dal sesso della vittima.

E’ un fenomeno piuttosto comune all’interno di grandi aziende per aggirare le normative a tutela dei licenziamenti facili cagionando nel lavoratore "sgradito" una condizione di stress psico-fisico al fine di indurlo a licenziarsi di sua "spontanea volontà”. Tuttavia il mobbing può essere motivato anche dal bisogno di riversare su un "capro espiatorio" problematiche e frustrazioni personali di vario genere o come conseguenza del rifiuto, da parte della vittima, ad accettare le avances di un superiore o collega poi divenuto mobber.

 

Da un punto di vista giuridico è necessario che la forma di terrorismo psicologico debba essere esercitato con modalità e tempistiche ben precise. I comportamenti aggressivi debbono essere protratti nel tempo in maniera ripetitiva, regolare e frequente nei confronti di un collega o subordinato più debole intenzionalmente per danneggiarlo ed emarginarlo. 

Per riconoscere il mobbing è necessario che vi sia da un lato un dipendente, o un gruppo di dipendenti, e dall’altro un’ autorità che esercita una pressione sistematica e continuativa. Non è sufficiente che vi sia dello stress a causa di conflitti o disaccordi tra colleghi, tra colleghi e datore di lavoro o responsabili, ma che vi siano delle vere e proprie molestie psicologiche perpetrare più volte nell’arco di un mese, frequenti e ripetute nel tempo, per un periodo minimo di 6 mesi. Le caratteristiche principali del mobbing sono:

 

  1. Ambiente del conflitto: luogo di lavoro;
  2. Frequenza delle vessazioni: alcune volte al mese;
  3. Durata: per almeno sei mesi;
  4. Attacchi plurimi: isolamento sistematico, cambiamento delle mansioni, lesioni della reputazione professionale e privata, violenza o minacce;
  5. Squilibrio di potere tra antagonisti: inferiorità della vittima;
  6. Escalation degli attacchi: aumento col tempo della gravità delle vessazioni;
  7. Intenzionalità delle persecuzioni: finalizzate a produrre sofferenza e indurre la vittima ad adottare un certo comportamento (ad es.: licenziamento)” 

 

Ci sono diversi tipi di mobbing:

 

  • Bossing o Mobbing verticale dall’alto: è la forma più diffusa. Comprende una serie di abusi e vessazioni esercitati da un diretto superiore nei confronti di un dipendente attraverso l’abuso di potere. Il bossing viene esercitato anche assegnando incarichi e turni di lavoro estenuanti o umilianti, declassando le mansioni, escludendo dai meeting del personale il dipendente, nascondendo informazioni al bersaglio che vengono invece diffuse agli altri colleghi. In questi casi il subordinato non è nella condizione di ribellarsi facilmente a causa dello squilibrio di potere esistente tra mobber e mobbizzato;
  • Mobbing orizzontale: vessazioni, emarginazioni, pettegolezzi, dispetti esercitati da uno o più colleghi nei confronti di un pari livello per invidia, gelosia, rivalità, antipatia allo scopo di mettere in crisi la sua posizione lavorativa, il suo ruolo, la sua credibilità e/o efficienza produttiva. Si tratta di comportamenti difficili da fronteggiare quando attuati da un gruppo nei confronti del singolo.
  • Low Mobbing o Mobbing verticale dal basso: esercitato dai dipendenti nei confronti di superiori e dirigenti. Non è una situazione molto comune ed avviene quando non viene accettato un nuovo direttore per fedeltà ad uno vecchio che è stato sostituito o è andato in pensione o a fronte di una crisi aziendale per cui la figura del capo è considerata responsabile dell’inefficienza, della disorganizzazione, del clima negativo interno al team o del possibile fallimento aziendale.

 

Le fasi di Mobbing sono:

 

  1. Pre-mobbing: primi segnali di incomprensione o antipatie che sono il preludio di conflitti che rimarranno irrisolti;
  2. Fase del mobbing: vero e proprio attraverso atteggiamenti che minacciano la salute fisica e mentale del mobbizzato;
  3. Aggravamento del mobbing: si evince dal peggioramento delle prestazioni lavorative della vittima. Il mobbizzato viene etichettato come problematico, malato di mente e fonte dei problemi sul luogo di lavoro per cui viene emarginato, lasciato solo (escluso nella pausa caffè e momenti di svago). 
  4. Fase acuta del mobbing: la vittima è sotto stress e fatica a recarsi al lavoro, è spesso in ritardo, in malattia o ferie;
  5. Cronicizzazione del mobbing: il disagio psichico diviene importante cosi come l’ansia e lo stato depressivo che impediscono alla persona di essere efficiente sul lavoro.

 

Nonostante il contesto privilegiato in cui il mobbing si manifesta sia quello lavorativo può riguardare anche altri contesti sociali.

Una persona, infatti, può essere "presa di mira" e divenire vittima di ripetute vessazioni anche nel contesto scolastico e familiare. All'interno dell'ambiente scolastico un ragazzo può diventare vittima del mobbing operato da insegnanti o compagni di scuola (si parla in quest’ultimo caso di bullismo). Lo studente può essere ripetutamente disapprovato per le sue idee, le abitudini, i comportamenti, le difficoltà di apprendimento o disabilità, l’orientamento sessuale o a seguito del pregiudizio derivante dalle sue origini etniche, il suo credo religioso, le sue tradizioni familiari. Il mobbing scolastico, seppur raro, può essere esercitato da un gruppo coalizzato di studenti nei confronti di un insegnante ritenuto debole con lo scopo di lederne l’autorevolezza, la credibilità e le capacità professionali. 

Un altro contesto sociale in cui il mobbing può manifestarsi è quello familiare; ad esempio quando un coniuge manipola, sottomette ed esclude il partner dalla gestione economica, organizzativa ed educativa della famiglia con effetti negativi sulla stabilità di tutto il nucleo familiare.

 

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.