La maggior parte delle persone è in grado di riconoscersi qualità e punti di forza ed allo stesso tempo anche paure ed insicurezze. L’insicurezza che si percepisce in genere ha a che fare col sentisi poco amabili, incapaci in qualche competenza specifica, nel socializzare e comunicare con gli altri, nel gestire la solitudine, nel superare prove ed imprevisti della vita. Le emozioni associate al senso di insicurezza possono essere paura, vergogna e colpa. A volte l’incertezza e il senso di inettitudine rispetto a quelle situazione possono essere fonte di ansia ed evolvere in attacchi di panico. Al contrario la percezione di se come persona sicura ha un impatto positivo sul proprio benessere psicofisico, è sinonimo di buona autostima, ed attira verso di se le persone. Coloro che si sentono sicuri di poter gestire con le proprie risorse personali anche le situazioni più difficili vengono preferiti dagli altri poiché considerati leader positivi, persone stabili sulle quali si può fare affidamento e si può imparare per imitazione a fronteggiare le situazioni di stress. Avere una buona stima di se, saper bilanciare punti di forza e fragilità, ci permette di guadagnarci il rispetto degli altri.
Cosa determina il senso di insicurezza personale?
Nasciamo con inclinazioni positive verso la vita e con un forte istinto di sopravvivenza e di attaccamento alle figure primarie. Tuttavia diventiamo insicuri di fronte alle vicende della vita soprattutto quando non abbiamo avuto delle figure genitoriali capaci di rassicurarci ed infonderci fiducia poiché essi stessi soggetti ansiosi.
Freud ipotizzava un primo trauma, alla base del senso di insicurezza, in coincidenza con il processo di separazione madre-bambino; similmente anche Bowlby, con la sua teoria dell’attaccamento, ha affermato che vi sono dei bisogni fondamentali quali vicinanza, calore e riconoscimento che se rimangono i insoddisfatti sono causa di insicurezza ed ansia.
Successivamente durante la prima infanzia confrontandoci con altri bambini dotati di qualità molto diverse tra loro cominciamo a riconoscere che ci sono caratteristiche altrui desiderabili che non possediamo: intelligenza, creatività, capacità artistiche o nella motilità fine, talenti particolari, conoscenze specifiche, popolarità, capacità dialettiche … questo confronto comporta una ferita al nostro ego già provato dalla presenza di genitori ansiosi o preoccupati.
Il confronto fa si che alcuni bambini inizino a sentirsi meno considerati o desiderati. Questo modello di “valutazione comparativa” persiste per tutta la vita. Dividiamo le persone utilizzando delle etichette mentali (atletico, attraente, competente, abile, simpatico, socievole) e ci confrontiamo con gli altri per stabilire se siamo persone “vincenti o meno” e cosa ci meritiamo e cosa no nella vita.
Questo analisi comparativa con le qualità che osserviamo negli altri ci porta a dubitare nel nostro valore in quanto persona, delle nostre capacità e potenzialità, delle nostre conoscenze.
Le esperienze che facciamo con queste idee di fondo impariamo a rileggerle per confermare l’idea negativa che ci siamo formati di noi stessi senza mai provare a metterle in discussione. Se sono mosso dall’idea di non essere amabile e mi adatto alla prima relazione che mi capita, questa sarà destinata a fallire e ad essere usata per confermare che non sono degno d’amore.
Dubbi e paure possono limitare le nostre scelte e prestazioni, avere un impatto negativo e sostenere il circolo dell’insicurezza.
Che fare per fronteggiare l’insicurezza?
E’ necessario che ciascuno riconosca il proprio dialogo interno negativo ovvero ciò che si dice per svalutarsi: ad es. “Non sono una persona amabile…” ed imparare a riscrivere questo messaggio in termini positivi. Mettersi alla prova con atteggiamento aperto e fiducioso per evitare di mettersi in situazioni che potrebbero portare solo alla conferma dell’idea iniziale negativa. Ogni persona ha la capacità di crescere, modificarsi ed imparare. Per fare ciò è necessario darsi abitualmente messaggi motivazionali più sani e positivi. Può essere utile tenere per un periodo un diario nel quale segnarsi gli apprezzamenti ed i riconoscimenti positivi ricevuti, trasformare i propri pensieri critici e svalutanti in pensieri incoraggianti e positivi. Evitando la trappola del meccanismo di confronto con gli altri per darsi addosso e trascorrendo più tempo con persone supportive anziché quelle iper-critiche. In particolare dovete:
- Considerare che non esistono persone perfette anche se cosi vi sembra (collaboratori, coniuge, genitori, figli, amici); questo è un errore di valutazione ad opera del vostro “filtro mentale” che vuole confermare la scarsa considerazione che avete di voi stessi e vi impedisce di sperimentare nuove competenze.
- Astenervi dal rimuginare sui vostri “difetti ed imperfezioni”; dovete reindirizzare i vostri pensieri per enfatizzare i vostri punti di forza, talenti, competenze.
- Cercare conferme quotidiane del vostro valore sul lavoro, nelle relazioni amicali ed affettive (partner, figli, genitori, amici, vicini, colleghi) per rafforzare la vostra autostima.
Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.