La fobia sociale è un disturbo d’ansia caratterizzato dalla paura del giudizio altrui; è una intensa e persistente paura di affrontare le situazioni in cui si è esposti alla presenza e al giudizio di altri.
La maggior parte delle volte si tratta di un timore infondato che non ha alcun riscontro nelle situazioni di vita reale. La situazione viene percepita in modo distorto dalla paura poiché la persona ha imparato a considerare pericolosa quella situazione al tal punto che ogni volta che si trova ad affrontarla andrà in ansia nonostante il pericolo reale sia basso o nullo.
La paura più grande che la persona contatta è di rimanere sola e di essere abbandonata. Tale paura, eccessiva ed irragionevole, di affrontare la presenza degli altri viene percepita al progressivo avvicinarsi alla situazione di interazione sociale e comporta un aumento crescente del livello di ansia; quando invece la persona si allontana dalla situazione temuta, la valutazione che la persona fa della situazione è più oggettiva. E' come se vi fosse un doppio metro di valutazione: la valutazione è razionale quando siamo lontani dalle situazioni di scambio sociale ed irrazionale in prossimità degli altri.
Oltre all’irrazionalità, l’altro elemento caratteristico della fobia sociale è l’evitamento. il timore degli altri è percepito come un ostacolo talmente grande che la persona fugge dalle situazione che possano provocargli ansia; l’evitamento ha l’effetto apparentemente positivo di placare l’ansia ma a lungo termine non fa altro che mantenere stabile e duratura la fobia sociale.
L’evitamento interferisce significativamente con il normale svolgimento delle attività lavorative e relazionali della persona, la quale si chiude e limita fortemente pur di non affrontare l’ansia da interazione.
Questo disturbo è molto comune e colpisce dal 6 al 13 percento della popolazione; spesso viene scambiato per timidezza e ricondotto ad un tratto immutabile della propria personalità.
I fattori principali responsabili di questo disagio sono:
- Una predisposizione biologica ai disturbi d’ansia: si riscontra la presenza di disturbi d’ansia tra tra i membri della famiglia: genitori ansiosi, costantemente preoccupati e spaventati rinforzano nel bambino comportamenti;
- Temperamento inibito: gli individui che alla nascita risultano sensibili e riflessivi tendono a cercare meno stimoli sociali per cui sviluppano meno le proprie abilità relazionali;
- Proibizioni o divieti: da parte dei genitori che hanno scoraggiato il comportamento esplorativo e l’autonomia del bambino. Spesso il bambino in cambio di queste rinunce ha ottenuto attenzioni, premi, gratificazioni che hanno promosso un comportamento remissivo e passivo riducendo le probabilità di fare pratica di socializzazione.
- Ipercriticismo: genitori esigenti e critici nei confronti dei figli possono favorire la convinzione di dover sempre essere all’altezza, di non poter commettere errori, di dover sempre soddisfare le aspettative altri, imparare a tenere in considerazione il giudizio altrui per cui essere disapprovati è terribile.
- Isolamento familiare: crescere con genitori che conducono una vita isolata e povera di contatti sociali, per timidezza, mancanza di occasioni o diffidenza verso gli altri.
- Abbandono o trascuratezza: aver vissuto esperienze infantili quali abbandono e trascuratezza mina la capacità del bambino di avere fiducia verso il prossimo impedendogli di sviluppare l’attaccamento verso gli adulti.
- Esperienze traumatiche infantili: prese in giro, figuracce, essere messi in ridicolo, aver subito prepotenze o aver osservato altri in situazioni di disagio ed aver appreso per esperienza indiretta.
Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.