La depressione è un disordine mentale le cui cause non sono sempre facilmente ed immediatamente identificabili. Per molto tempo si è pensato erroneamente ad una debolezza caratteriale superabile con la sola forza di volontà. In realtà si tratta di una vera e propria malattia che come tale va trattata: sia da un punto di vista farmacologico, per calmierare i sintomi, sia da un punto di vista psicologico per comprendere e modificare i processi di pensiero distorti che la originano. Molto frequentemente però le persone depresse non sono in grado di identificare la ragione del loro malessere interiore. Apparentemente sembra che il disturbo depressivo maggiore si presenti e perduri senza alcun motivo.
Molti miei pazienti sostengono di sentisi depressi, tristi ed in ansia senza una evidente ragione; non sono in grado di trovare un evento nella loro vita che possa aver causato il loro stato di apatia, tristezza, angoscia. Affermano di essere fatti così e, non comprendendone le ragioni, si convincono di non poter guarire. La via suggerita da molti medici è quella farmacologia. Un trattamento esclusivamente di tipo chimico passivizza la persona e la confina in uno stato di minor malessere, senza che questa ne possa capire ragioni e trovare soluzioni realmente risolutive.
Questa situazione di disagio senza “oggetto” rende le persone malate ed i loro familiari piuttosto confusi di fronte ad un male inspiegabile e senza cause. Ciò vale per tutti i disturbi e le malattie psicologiche. Capire la loro origine aiuta in qualche modo a dare un senso a ciò che sta accadendo. Identificare e comprendere la causa della depressione dà un maggiore senso di controllo sulla malattia: tutto ha una motivazione anche se non evidente.
Non sapere il motivo per il quale i sintomi depressivi si manifestano genera un profondo senso di impotenza, la convinzione di essere alla mercé delle circostanze e quindi l’idea di non poter fare molto per combattere la depressione se non assumere farmaci dei quali ci si sente schiavi a vita e dai quali si rischia di dipendere per vivere in modo accettabile.
Tuttavia, uno dei principali errori che le persone fanno è non distinguere tra tristezza e depressione.
La tristezza è una sensazione che sorge in risposta reattiva ad una circostanza o pensiero negativi mentre la depressione è un disturbo che include la tristezza ma è anche accompagnata da altri sintomi che generano un forte malessere e l'incapacità di seguire le attività della vita quotidiana. Ciò significa che la depressione non è un problema reattivo e pertanto non è sempre possibile trovare una causa ambientale che la giustifichi.
Negli anni '80 venivano identificate, in modo piuttosto sommario, due tipi di depressione: la depressione endogena e la depressione esogena. La principale differenza era nella causa del disturbo.
La causa della depressione endogena era attribuita a fattori interni come uno squilibrio neurochimico o in errati e negativi modelli di pensiero. La depressione esogena, nota anche come depressione reattiva, era attribuita ad un evento scatenante nella vita della persona come la perdita del lavoro, la rottura di una relazione o la morte di una persona cara.
Oggi questa distinzione è superata ma ci ha permesso di capire che i disturbi dell'umore hanno a che fare sia con fattori interni sia esterni; entrambi in misura variabile determinano e mantengono attivo nel tempo questo disturbo psichico.
La depressione è un disturbo multi-causale, il che significa che influenza le caratteristiche della persona: le sue capacità di risposta all’ambiente, le capacità adattive e reattive alla situazioni stressanti (abilità di coping) così come la biochimica cerebrale ed in particolare la produzione di neurotrasmettori come serotonina, noradrenalina e dopamina responsabili del andamento dell’umore.
Ciò significa che seppur alcune persone ritengano di essere depresse senza una ragione apparente, non ne conoscano la causa e non possano identificare l'evento stressante che le ha indotte a rispondere emotivamente in tal modo, il motivo c’è ma non è unico.
Di norma c’è un fattore scatenante, anche poco rilevante e trascurato, che però rappresenta “la goccia che fa traboccare il vaso”. La persona ha già alle spalle diverse situazioni stressanti e deludenti in cui si è sentita impotente e alcuni fattori predisponenti di tipo psicologico (idea negativa di sé, bassa autostima), di contesto ambientale (mancanza supporto emotivo, problemi in ambito lavorativo e familiare, lutti e perdite, fallimenti, condizioni economiche) e predisposizione biologica (familiarità col disturbo) che la rendono vulnerabile alla depressione.
Anche la tendenza al pessimismo, all’autocritica e alla nevrosi o essere stati esposti durante i primi anni di vita a una serie di eventi avversi possono incidere sullo sviluppo di un disturbo dell’umore.
Il problema è che a fronte di molteplici fattori predisponenti insiti nella persona, e di cui non è consapevole, l'evento precipitante può essere così banale da non essere facilmente identificabile.
Si è visto che anche i cambiamenti meteorologici possono innescare la depressione quando c'è già una predisposizione. In pratica, anche le variazioni climatiche possono rappresentare un evento scatenante.
In altri casi, come nel disturbo depressivo ricorrente (distimia), la persona avrà anche difficoltà a scoprire quale è stato l'evento scatenante dell'ultima crisi depressiva, solitamente perché è stato stabilito un modello di risposta depressiva che può essere facilmente attivato con qualsiasi evento a cui si è esposti.
Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.