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Lo scambio di carezze

La carezza in psicologia è, per Eric Berne fondatore dell' analisi transazionale, un' unità di riconoscimento. Ciò significa che, ogni volta che abbiamo un contatto visivo con qualcuno gli stiamo dando un riconoscimento, una carezza psicologica con cui "vediamo" quella persona e le diamo importanza.

Lo stesso accade quando sorridiamo a qualcuno, lo salutiamo o lo guardiamo in malo modo. Le carezze possono essere elargite sotto forma di grandi e piccoli gesti o attraverso parole. Si possono distinguere carezze positive o negative, verbali o non verbali, condizionate o incondizionate.

 

  1. Positive vs negative: emittente e ricevente sono concordi sul valore positivo o negativo del riconoscimento dato e/o ricevuto nello scambio senza alcuna ambiguità nell’interpretativa. Tra le carezze positive c’è il sorriso o un “ti voglio bene” mentre tra quelle negative abbiamo il “non mi piaci”, “sei vestita male…” 
  2. Verbale vs non verbali: le carezze verbali sono espresse sotto forma di una frase udibile come ad esempio “hai un bel taglio di capelli” mentre quelle non verbali sono espresse attraverso le espressioni facciali, la mimica, la gestualità come ad esempio un cenno di approvazione effettuato muovendo la testa.
  3. Condizionate vs incondizionate: le prime hanno a che fare con ciò che la persona fa, le sue azioni (il fare) ad esempio “ben fatto”, “mi piace il tuo disegno”; possiamo chiamarle lodi quando sono positive.  Le carezze incondizionate hanno a che fare con ciò che la persona è indipendentemente da ciò che fa (l’essere) ad esempio “ti amo”, “Non mi piaci”, “che begli occhi”.

 

A livello educativo si tende a rinforzare i comportamenti socialmente accettabili attraverso le carezze condizionate positive e a scoraggiarne altri con le carezze condizionate negative (un regalo o un "bravo" quando ci comportiamo bene o prendiamo un bel voto e una sberla o una punizione quando rispondiamo male...). Anche se questo tipo di carezze sono utili è necessario inviare ed accettare carezze incondizionate positive per riconoscere agli altri e a sè qualità che hanno a che fare con il nostro essere persona e non solo rispetto a ciò che sappiamo o non sappiamo fare. 

Le carezze sono importati ed ogni persona brama di riceverne, ne ha fame, quando instaura relazioni sociali. Le carezze sono appunto unità di riconoscimento, il modo attraverso il quale ci sentiamo visti dagli altri, importanti e ben voluti. Se non otteniamo alcuna carezza ci sentiamo soli e privi di valore; per questo motivo sin da bambini impariamo che piuttosto che nessuna carezza, ovvero l’indifferenza, è preferibile riceverne di negative. E’ ciò che fanno i bambini capricciosi ed oppostivi che, attraverso comportamenti aggressivi, escogitano un modo per essere considerati seppur attraverso modalità irritanti e sgradevoli. Come dire “se non mi vedi per darmi affetto ed ascolto almeno mi vedrai sgridandomi”.

L’attenzione negativa è più facile da tollerare (punizioni e critiche) piuttosto che essere completamente ignorati.

Dare e ricevere carezze positive, ma anche negative se utili alla crescita, permette di aumentare il nostro benessere psicologico e la nostra autostima che sarebbe più solida se elargissimo ed accettassimo più attenzioni e lodi l’uno in relazione all’altro.

Claude Steiner ha elaborando il concetto di “economia delle carezze” per spiegare il motivo per il quale nelle relazioni ci sentiamo spesso privati dei riconoscimenti di cui abbiamo bisogno. Sostiene che tutti abbiamo bisogno di carezze psicologiche e facciamo di tutto per guadagnarle (lavorando duramente, compiacendo ed adattandoci nelle relazioni affettive, aiutando gli altri, recitando il ruolo di incapaci per essere sostenuti…). Tuttavia, nonostante le carezze siano facili da dare e da prendere in realtà non ne circolano a sufficienza e ciascuno di noi escogita strategie per ottenerne. L’economia delle carezze è dovuta a 5 regole restrittive che vengono tramandate implicitamente di generazione in generazione:

  • Non dare carezze quando ne hai da dare: questa regola ci porta a trattenere riconoscimenti per timore di essere derisi o rifiutati;
  • Non chiedere carezze quando ne hai bisogno;
  • Non accettare carezze se le vuoi: questa regola ci porta a rifiutare riconoscimenti e complimenti facendo finta di non sentire, svalutando il valore di ciò che ci viene detto (“ha un secondo fine“, “l’ha detto tanto per…“, “l’ha detto ma non lo pensa“, "l'ha detto ma è un familiare e non conta", "l'ho chiesto perciò non essendo spontaneo non vale");
  • Non rifiutare carezze se non le vuoi: questo ci porta ad accettare carezze positive o negative finte o di “plastica” anche quando non le vogliamo (accettare insulti, critiche ingiustificate…);
  • Non dare carezze a te stesso.

 

Accogliere e darsi carezze ha un effetto biologico positivo poiché aumenta il rilascio di endorfine e ci fa sentire bene. Per togliere il filtro delle carezze e migliorare la nostra autostima è necessario imparare a:

 

  • Dare le carezze che vogliamo dare agli altri: carezze positive e feedback utili affinché l’altro possa migliorare e non sterili critiche;
  • Chiedere carezze di cui si ha bisogno: sul fare, le competenze, e sull’essere in quanto persona;
  • Accettare le carezze che ci vengono fatte: specie quelle positive sull’essere;
  • Rifiutare le carezze che non si desiderano: specie quelle negative e gratuite che non promuovono alcuna crescita e fanno solo male;
  • Darsi carezze positive.

 

E’ necessario allenarsi a dare e accogliere riconoscimenti a partire dalle relazioni più intime e significative sino a che non diventi una prassi naturale.

Di seguito ti propongo un esercizio che permette di rappresentare la quantità di carezze psicologiche che comunemente dai e ricevi nelle tue relazioni. Compila la tabella spontaneamente, senza pensarci troppo; farai le tue osservazioni in un secondo momento.

La parte superiore della tabella è riservata alle carezze positive e quella inferire a quelle negative. Sia per le carezze positive sia per quelle negative vi sono 4 possibilità: le carezze date, quelle prese, le chieste e quelle rifiutate. 

Inizia col compilare la prima colonna rispondendo alla domanda: quanto spesso dai carezze positive agli altri? Per rispondere hai 6 possibilità di risposta (mai, raramente, talvolta, spesso, molto spesso e sempre). Traccia una riga colorata lungo una scala graduata da 0 a +10. Con la stessa modalità rispondi alla domanda: quanto spesso dai carezze negative altri? (segna la risposta tracciando una linea colorata all'interno della scala che va da 0 a -10). Procedi allo stesso modo con le domande che riguardano: prendere, chiedere e rifiutare carezze sia per il versante positivo sia negativa. 

 

Come interpretare il grafico delle carezze?

Osserva il grafico. In che modo ciò che esservi influisce sui tuoi rapporto interpersonali e sulla tua relazione affettiva?

Quale è la parte del grafico più piena? quella delle carezze positive o negative? Sono più quelle che dai, che ricevi o quelle che rifiuti? Se ci sono molte carezze negative (che dai o ricevi) è giunto il momento di cambiare la qualità delle tue relazioni.

Come ti stai trattando? Ti dai carezze negative, positive o entrambe? Un modo per cambiare è quello di iniziare elargire complimenti, accettarne dagli alti, scartare le critiche e chiede feedback positivi alle persone che hai vicino oltre che trattenerti nell’essere eccessivamente critico ed esigente con te e gli altri. Puoi anche compilare il tuo grafico delle carezze assieme al partner per poi discuterne o scambiarvi i ruoli e compilare l'uno quello dell'altro per confrontare l'idea che ciascuno ha di se quel con l'impressione l'altro ha.

Lo scopo non è quello di creare un conflitto basato su critiche e difetti nel comportamento relazionale di ciascuno; piuttosto di usare ciò che emerge per migliorare la vostra comunicazione, la quantità di riconoscimenti positivi che vi scambiare per aumentare il sostegno emotivo e la sintonia di coppia.

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.