L’evitante e la dipendente: l’incastro relazionale tra distanza e bisogno

 L’evitante e la dipendente: l’incastro relazionale tra distanza e bisogno
  • Dr. Maurizio Sgambati
  • 03/10/2025
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Nel panorama delle relazioni affettive, uno degli incastri più frequenti e dolorosi è quello tra una persona con stile di attaccamento evitante e una con stile dipendente o ansioso. Si tratta di una dinamica che, pur essendo profondamente disfunzionale, tende a perpetuarsi nel tempo, alimentata da bisogni complementari, ferite emotive irrisolte e meccanismi di difesa che si rinforzano a vicenda.

La persona evitante è caratterizzata da un forte bisogno di autonomia, da una difficoltà a tollerare la vicinanza emotiva e da una tendenza a minimizzare i propri bisogni affettivi. Spesso ha vissuto esperienze precoci in cui la vulnerabilità non è stata accolta, o in cui l’intimità è stata fonte di dolore, invasione o rifiuto. Per proteggersi, ha imparato a chiudersi, a controllare, a mantenere le distanze. Nella relazione, l’evitante appare freddo, sfuggente, razionale. Ma dietro questa corazza si nasconde una profonda paura: quella di essere invaso, soffocato, annullato.

La persona dipendente, al contrario, vive la relazione come fonte primaria di sicurezza e identità. Ha bisogno dell’altro per sentirsi valida, amata, esistente. Spesso ha interiorizzato, fin dall’infanzia, l’idea che l’amore vada conquistato, mantenuto, difeso. La sua paura più grande è l’abbandono, e per evitarlo è disposta a sacrificare sé stessa, a tollerare la distanza, a inseguire chi si ritira. Nella relazione, la dipendente è intensa, bisognosa, emotiva. Ma dietro questa dedizione si cela un vuoto profondo: quello di non sentirsi mai abbastanza.

Quando queste due personalità si incontrano, si attiva un incastro potente. L’evitante è attratto dalla dedizione della dipendente, che inizialmente non chiede troppo e sembra appagare il suo bisogno di controllo. La dipendente, a sua volta, è affascinata dalla sicurezza apparente dell’evitante, che incarna la figura forte e distante da conquistare. Ma presto la dinamica si complica: più la dipendente cerca vicinanza, più l’evitante si ritira. Più l’evitante si allontana, più la dipendente si aggrappa. Si crea così un ciclo di inseguimento e fuga, di bisogno e rifiuto, che alimenta la sofferenza di entrambi.

Dal punto di vista psicologico, questa relazione è il risultato di due sistemi difensivi che si incastrano. L’evitante protegge la propria vulnerabilità negando il bisogno dell’altro. La dipendente protegge la propria paura di solitudine negando il bisogno di sé. Entrambi cercano nell’altro ciò che non riescono a dare a sé stessi, ma lo fanno in modo disfunzionale. L’evitante conferma alla dipendente la sua sensazione di non essere mai abbastanza. La dipendente conferma all’evitante la sua paura di essere invaso.

Nonostante la sofferenza, questa relazione tende a durare. Perché ciascuno, a modo suo, è legato all’altro da una forma di dipendenza emotiva. L’evitante ha bisogno di qualcuno che lo insegua, che lo confermi senza invaderlo. La dipendente ha bisogno di qualcuno da inseguire, che la sfidi e la faccia sentire in lotta per l’amore. Il dolore diventa familiare, quasi identitario. E la speranza di cambiare l’altro - di renderlo più vicino, più presente, più amorevole - alimenta l'illusione che tutto possa funzionare.

In terapia, questo tipo di coppia può portare alla luce dinamiche profonde. Il lavoro non consiste nel "aggiustare" l'altro, ma nel riconoscere le proprie ferite, i propri bisogni, le proprie difese. L'evitante può imparare a tollerare la vicinanza, a contattare la propria emotività, a comunicare. La dipendente può imparare a stare con se stessa, a mettere confini, a riconoscere il proprio valore. Solo quando ciascuno si assume la responsabilità del proprio funzionamento, la relazione può trasformarsi da incastro a incontro. Come scrive aire Harville Hendrix, terapeuta relazionale: "ci innamoriamo di chi ci farà rivivere le nostre ferite. Ma possiamo scegliere di guarirle insieme". 

In definitiva, la relazione tra evitante dipendente non è una condanna, ma un'occasione. Un invito a guardare dentro, a riconoscere ciò che ci lega, a trasformare la distanza in dialogo e il bisogno in scelta.perché l'amore, quando è consapevole, non incastra: libera.


Dr. Maurizio Sgambati

Dr. Maurizio Sgambati
Psicologo a Pordenone

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