Dinamiche transferali nella coppia: il partner come figura genitoriale

A volte ci innamoriamo e ci leghiamo a qualcuno senza renderci conto che, in fondo siamo cercando qualcosa di già noto. Non è raro che il partner che scegliamo somigli. - per tratti, comportamenti o dinamiche relazionali - a una figura genitoriale significativa, spesso il padre, ma anche la madre. Non si tratta di una somiglianza fisica, ma emotiva, relazionale, simbolica. E' come se il nostro inconscio ci guidasse verso ciò che ci è familiare, anche quando quella familiarità è legata a una ferita.
La relazione con i genitori, che sia stata positiva, assente, ambivalente o dolorosa, lascio un'impronta profonda nel nostro modo di amare. Crescendo, tendiamo a cercare ciò che ci è noto, anche se non ci ha fatto bene. Il partner che ci attrae può incarnare proprio quel tipo di presenza -o assenza- che abbiamo vissuto da piccoli. E così, senza accorgercene, ci ritroviamo in relazione che ripropongono lo stesso copione: cerchiamo attenzione da chi è sfuggente, approvazione da chi ci giudica, protezione da chi è emotivamente distante.
In molti casi, la scelta del partner diventa un tentativo di riparazione. Cerchiamo di ottenere da lui o da lei ciò che il padre o la madre non ci hanno dato. Speriamo che questa volta vada diversamente, che la ferita venga vista, riconosciuta, guarita. Ma spesso, invece di risolvere, finiamo per ripetere. È il meccanismo della coazione a ripetere: rivivere il passato della speranza di cambiarlo, senza accorgerci che stiamo solo perpetuando lo stesso dolore.
Vediamo ora alcune tipologie di figura paterna e materna, come queste influenzano la scelta del partner:
Tipi di padre e partner corrispondenti:
- Padre assente o emotivamente distante. Il partner tende a essere sfuggente, non disponibile, poco coinvolto. La reazione è basata sul tentativo di "farsi vedere" per ottenere attenzione, colmare un vuoto.
- Padre autoritario e critico. Il partner è dominante, giudicante, spesso valutante. Nella relazione si cerca approvazione, si vive nella tensione di essere dall'altezza.
- Padre idealizzato e irraggiungibile. Il partner tende a essere carismatico, affascinante, ma inaccessibile. Nella relazione si desidera la fusione con una figura potente, ma si resta sempre ai margini.
- Padre fragile o dipendente. Il partner è instabile, bisognoso da accudire. Nella relazione si invertono i ruoli, si diventa il genitore del partner, cercando di "salvarlo".
- Padre presente e affettuoso. Il partner è empatico, equilibrato, capace di reciprocità. Nella relazione si cerca continuità affettiva e sicurezza.
Tipi di madre e partner corrispondenti:
- Madre distante o emotivamente non disponibile. Il partner è freddo, distaccato, poco empatico. Nella relazione si cerca di meritare il suo affetto, ripetendo il tentativo di essere visti.
- Madre svalutante o critica. Il partner è esigente, perfezionista, poco accogliente. Nella relazione si vive nella costante ricerca di approvazione riconoscimento.
- Madre fragile o dipendente. Il partner vulnerabile, instabile, richiede cure. Nella relazione si assume il ruolo di Salvatore, sacrificando i propri bisogni.
Madre accogliente e presente. il partner disponibile, affettuoso, capace di ascolto. La relazione è basata su fiducia e autenticità
Quelle Ste dinamiche non sono una condanna. Ma vanno riconosciute. Perché solo quando ci accorgiamo che stiamo cercando il padre e la madre nel partner possiamo iniziare a scegliere in modo diverso. Non più per ripetere, ma per costruire. Non più per riparare, ma per incontrare. La consapevolezza è il primo passo. Il secondo è il lavoro su di sé: esplorare la propria storia, distinguere tra bisogni infantile e desideri adulto, sviluppare un senso di sé autonomo. Amare davvero significa uscire dalla familiarità del dolore e accedere alla novità dell'incontro. Significa vedere l'altro per ciò che è, non per ciò che rappresenta. E soprattutto, significa smettere di cercare il padre la madre nel partner - per iniziare a cercare se stessi nella relazione.
Esercizio di autoanalisi: "chi sto cercando davvero"?
Questo esercizio ti invita a esplorare il legame tra la tua storia affettiva e le scelte relazionali che hai fatto, o che continui a fare. Prenditi uno spazio tranquillo, carta e penna, rispondi con sincerità. Non ci sono risposte giusto o sbagliate: c'è solo la possibilità di vedersi più chiaramente.
Riflessione sulle figure genitoriali:
- Com'era il rapporto con mio padre da bambino/?
- Quali emozioni prevalevano nella relazione con lui (paura, ammirazione, distanza, bisogno, senso di protezione…)?
- Quali aspetti di mio padre o idealizzato, criticato o cercato di evitare?
- Com'era il rapporto con mia madre da bambino/a?
- Quali emozioni prevalevano nella relazione con lei? Cura, invadenza, assenza, giudizio, calore…)?
- Quali aspetti di mia madre o interiorizzato, cercato o respinto?
Riflessione sui partner scelti:
- Quali caratteristiche ricorrono nei part partner che ho scelto?
- Mi sono sentito visto/a, accolto,/a protetto/a? ho vissuto carenze simili a quelle dell'infanzia?
- In che modo i miei partner hanno assomigliato a mio padre o mia madre (nel modo di comunicare, amare, di gestire la distanza)?
- Ho cercato di "salvare" qualcuno, di essere all'altezza, di meritare amore?
- Mi sono mai sentito/a incastrato/a a una dinamica che sembrava già scritta?
Riflessioni sul presente:
- Sto cercando nel mio partner attuale, o in quello che desidero, qualcosa che mi è mancato da bambino/a?
- Riesco a distinguere tra ciò che desidero oggi e ciò che ho cercato di riparare?
- Quali aspetti di me stesso voglio portare nella relazione, senza dipendere dall'altro per sentirli validi?
Nota finale:
Puoi rileggere le tue risposte dopo qualche giorno. Spesso, la consapevolezza si approfondisce nel tempo. Se emergono emozioni forti o confusione, considera l'idea di parlarne con un professionista: per comprendere meglio chi sei e come vuoi amare.

Dr. Maurizio Sgambati
Psicologo a Pordenone