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Aprirsi a nuove relazioni

Il problema della solitudine non è infrequente ma la maggior parte delle persone è riluttante ad ammetterlo. Chi si sente solo spesso pensa di essere “difettoso” e si vergogna di sentirsi cosi. Gli essere umani sono creature sociali che prosperano in compagnia; non sono fatti per stare in solitudine. Avere degli amici ci rende più felici e sani poiché la nostra salute fisica ed emotiva dipende da quanto siamo inseriti in una rete sociale.

A volte la solitudine è il risultato di circostanze esterne: l’essersi trasferiti in una zona geografica diversa che si era soliti frequentare per cui il cambiamento richiede di ricreare da zero una vita sociale. In questa circostanza ci sono diverse cose che si possono fare per incontrare nuove persone e fare nuove conoscenze. 

Altre volte invece la condizione di isolamento dipende da una serie di insicurezze con cui le persona si impedisce di farsi avanti. L’essere timidi o avere avuto per lungo tempo difficoltà a farsi degli amici può portare a credere che non ci sia nulla da fare se non accettare di essere socialmente inadatti o inabili alle relazioni strette. Nessuno è nato stare solo ma neppure con competenze ed abilità sociali già definite alla nascita; sono sempre le esperienze e le occasioni che ci permettono di affinare la competenza relazionale per cui non è buono relegarsi ad una vita di isolamento. 

E’ sempre possibile imparare a socializzare anche se non lo si è fatto in età precoce. Non è necessario cambiare la propria personalità ma semplicemente apprendere nuove competenze e adottare una prospettiva diversa.

Le persone che soffrono di timidezza e disagio sociale hanno uno stile di pensiero comune che minaccia la loro autostima: 

 

  • Sono convinte di essere noiose, sgradevoli e strane;
  • Credono di essere osservate, giudicate dagli altri;
  • Temono di essere respinte qualora dovessero commettere un errore;
  • A differenza di loro, ritengono che gli altri siano perfettamente a loro agio e abili nel relazionarsi;
  • Credono di sentirsi goffi e impacciati;
  • Credono che ciò che gli altri pensano di lui/lei definisca chi sono.

 

Avere questi pensieri rappresenta un limite e ci fa approcciare agli altri con una grande dose di terrore. In verità le cose che pensiamo non sono cosi drastiche come potrebbero sembrare. La gente non è cosi concentrata su di noi come temiamo. La maggior parte delle persone è egocentrata e si focalizza sulla propria vita e sulle proprie preoccupazioni proprio come stiamo facendo noi stessi in merito alle nostre difficoltà relazionali. Le persone pensano a se stesse e non spendono il loro tempo libero a giudicarci, o almeno non nella misura in cui facciamo noi stessi nei nostri confronti. 

Vi invito a smettere di perdere tempo a preoccuparvi inutilmente di ciò che gli altri pensano di voi poiché le persone sono molto più tolleranti di quando possiamo immaginare. 

Anche per quanto riguarda la possibilità di fare passi falsi, gaffe ed errori in mezzo agli altri dobbiamo tenere a mente che le persone non sussurrano alle nostre spalle, non giudicano ne soppesano ciò che diciamo ma sono in grado di ignorare questi scivoloni ed andare avanti perché anche loro sanno cosa significa essere fallibili e non si aspettano che voi siate oratori o amici perfetti. Guardare alle gaffe ed agli atteggiamenti maldestri da questa prospettiva è certamente meno terrificante e dovrebbe permettervi di lasciarvi andare in mezzo alla gente.

Quando inizierete a rendervi conto che le persone non sono cosi esigenti con voi, giudicanti rispetto a ciò che dite e fate vi sentirete più leggeri e meno nervosi socialmente. Imparate ad accettarvi, siate indulgenti con voi stessi e datevi il permesso di sbagliare: siete umani!

Troppo spesso il nostro critico peggiore non è rappresentato dalle gente che abbiamo paura di incontrare ma è in noi stessi. E’ necessario cambiare la nostra immagine, avere una visione più positiva di noi, anziché essere duri ed intransigenti in materia di relazioni con gli altri. Dobbiamo essere in grado di fidarci di noi, lasciarci andare senza troppo pensare a ciò che di negativo di noi potrebbe essere visto fuori. Per fare questo dobbiamo cambiare il nostro modo di guardarci e di pensarci come persona.

 

Non dobbiamo essere perfetti per essere apprezzati; in realtà sono proprio le nostre imperfezioni e stranezze ad essere accattivanti. I nostri punti deboli ci consentono di entrare in sintonia con quelli degli altri e farci sentire più vicini. In fondo i “perfettini” non piacciono a nessuno, quindi non sarebbe vantaggio mirare ad esserlo. 

Quando riusciremo ad accettare il nostro imbarazzo e le nostre imperfezioni saremo in grado di mostrarci in modo onesto e aperto per fare di queste vulnerabilità un collante per una relazione realmente intima e profonda.

 

Se trovate difficile essere indulgenti con voi stessi provare a guardare agli errori commessi da un amico o persona a cui volete bene. Cosa gli direste? Ora usate il consiglio che dareste a lui/lei, e seguitelo. 

Le autovalutazioni negative non riflettono necessariamente la realtà. Soprattutto quando:

 

  • Usiamo contro di noi termini quali: "patetico", "inutile", “stupido”…;
  • Infieriamo contro di noi dicendoci “dovrei” o “non dovrei” fare o aver fatto;
  • Generalizziamo prendendo come esempio un fatto specifico: ad es. se qualcosa non è andato come previsto in una situazione allora deduciamo che andrà sempre male e siamo un fallimento.

 

Se vi accorgete che state pensando questi pensieri distorti, è importante fare una pausa e sfidarli consapevolmente. Per fare questo è necessario mettersi in una condizione di imparzialità, guardarsi dall’esterno, dall’alto, per chiedersi se vi sono altri modi di guardare alla stessa situazione.

Per superare la timidezza già porsi nell’ottica dell’auto-accettazione dovrebbe aiutarci a sentirci meglio nel rapporto con gli altri; tuttavia a volte fare conversazione richiede di acquisire abilità sociali da affinare con la pratica.

Cosi come imparare a suonare uno strumento musicale richiede esercizio costante anche apprendere l’arte di socializzare richiede del tempo. 

Non ci sono scorciatoie, bisogna uscire dalla zona comfort a piccoli passi ed imparare a fronteggiare situazioni via via più stressanti e ansiogene.  

Ad esempio:

 

  • Sorridere a qualcuno che passa per strada;
  • Fare dei complimenti sentiti e sinceri quando incontriamo qualcuno durante la giornata.
  • Porre a qualcuno uno domanda informale (es. al bar: “Come va? Che tempo farà domani…?”)
  • Iniziare una conversazione amichevole alla cassa di un supermercato, con un venditore, un cameriere…

 

Piccole interazioni amichevoli in situazioni a basso grado di intimità psicologica possono essere positive e di aiuto per rinforzare la nostra autostima. Se non vi mettete in gioco con un po' di sforzo o senza sperimentare del disagio non c’è possibilità di crescita. Si può passare a situazioni sociali più complesse solo quando si ha avuto esperienze positive incoraggianti.

Ci sono paure sociali più intense che richiedono però un piano più dettagliato e strategico per essere affrontate:

 

  • Avvicinarsi ad un gruppo di coetanei per una esperienza di interazione breve e veloce: porre una semplice domanda (ad es.”Sai che ore sono?) e ringraziare.
  • Chiedete a un amico di farvi conoscere qualcuno; l’amico come mediatore contribuirà a facilitarvi in una breve conversazione.
  • Iscriversi ad un gruppo sportivo, artistico, culturale, politico ed avvicinarsi a qualcuno che sembra gentile e disponibile per presentarsi.
  • Successivamente avvicinarsi al gruppo in cui si è inseriti per ascoltare la conversione ed eventualmente fare un paio di commenti senza farvi troppa pressione.

 

Non c’è bisogno di fare grandi cose plateali, basta unirsi al gruppo e con calma cercare di lasciarsi andare, senza troppo rimuginare, partecipando di volta in volta sempre di più alla conversazione.

Quanto più ci avvicineremo agli altri in modo positivo e sorridente quanto più ci verrà data fiducia anche se la sensazione interiore è di insicurezza e timore. E’ necessario che vi concentriate verso l’esterno e non verso il dialogo interno che avviene in voi. Le “chiacchiere“ nella testa non sono reali, vi spaventano e se le ascoltate sarà probabile che vi bloccherete. Provate quindi a spostare la vostra attenzione da voi stessi verso l'altra persona.

Ridete di voi e sdrammatizzare rispetto a tutte le “scene mentali” e le possibili conseguenze catastrofiche che vi vengono in mente. Se proprio risulterete goffi o farete qualche errore usate la situazione a vostro vantaggio e non per darvi addosso. L'umorismo può aiutare a vedere le cose da una prospettiva alternativa: ridetene, imparate e andate avanti.

Fate qualcosa, anche di piccolo, per aiutare gli altri; vi farà sentire meglio. Ad esempio tenere la porta aperta ad un anziano, aiutare qualcuno dando indicazioni stradali, fate un complimento o un semplice sorriso.

Quando avrete acquisito un po' di sicurezza inizierete voi una conversazione; osservate le occasioni che si presentano attorno e noterete che sono in qualsiasi luogo: al bar, in fila alla cassa, in ascensore o nei mezzi pubblici. 

 

  • Potete commentare il luogo, la musica, il cibo. 
  • Fate sempre commenti positivi: “mi piace quella borsa…” 
  • Formulate domande aperte in modo che la riposta non sia limitata ad un “si“ o un “no“ ma rappresenti un invito a conversare. Chi, dove, quando, cosa, perché o come. Tenete conto che la maggior parte delle persone amano parlare si se stesse e quindi fare una domanda è un buon modo per avviare la conversazione. Non siate insistenti e non fate troppe domande assieme.
  • Fate leva su argomenti leggeri e situazioni che avete in comune per mantenere viva la conversione: stessa scuola, film, squadra sportiva… 
  • Non dite cose provocatore ed evitate di parlare di argomenti complessi come la politica e la religione.
  • Ascoltare in modo attento ed efficace: ascoltare è diverso che attendere il proprio turno per dire qualcosa. Mostrate interesse rispetto a ciò che viene detto e cosi sarete impegnati attivamente e non darete peso alle “chiacchiere nella testa” con cui di norma vi criticare e bloccate. 
  • Di tanto in tanto sorridere alla persona e assicuratevi che la vostra postura sia aperta. La postura può dice molto circa la vostra disponibilità alla conversazione con l’altro. Potete incoraggiare l’interlocutore con piccoli segnali come “si, hmhmh, uuuh”.

 

Prendete in considerazione il fatto che potranno esservi situazioni sociali in cui vi verrete effettivamente rifiutati o criticati. Può capitare che qualcuno non sia interessato a conversare con voi o a esservi amico. In tal caso, cercate di non prendere le cose troppo sul serio. 

Le persone che avvicinate potrebbero avere una brutta giornata, essere distratti da problemi personali o in uno stato d’animo non adatto alla conversazione. 

Continuate a provare senza soffermarvi sugli errori. Anche se avete detto qualcosa di cui vi siete pentiti è abbastanza improbabile che l'altra persona si ricorderà a lungo di ciò che avete detto. Inoltre è difficile che, in quanto persone ponderano tutto, diciate cose estremamente fuori luogo. Mantenervi positivi, astenetevi dal criticarvi come falliti o nel dirvi che non sarete mai in grado di fare amicizia.

Le amicizie perché si costruiscano richiedono volontà di adattarsi all’altro, tempo, condivisione e graduale confidenza ma soprattutto la volontà di acquisire le competenze comunicative attraverso le esperienze. 

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.