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Strategie di difesa inconsce

Le persone oltre a strutturare tratti di personalità specifici per adattarsi all'ambiente tendono a sviluppare anche strategie di gestione e fronteggiamento (o coping) dello stress e delle emozioni forti.

Generalmente queste strategie all’inizio sono piuttosto primitive, impulsive e prive di premeditazione. Si tratta di modalità per lo più automatiche delle psiche che con la maturità si affinano per diventare sempre più sofisticate ed efficienti. Le strategie protettive del sé in fatti con l’andare del tempo diventano più consapevoli, “pensate”, pro-attive anziché reattive.

Lo studio delle strategie di coping ha una lunga storia che parte dagli scritti di Sigmun Freud sui meccanismi di difesa dell’io. In particolare gli psicologi di orientamento psicanalitico si sono concentrati sulle malattie mentali ed i meccanismi primari alla base delle psicopatologie più gravi. 

In seguito sono stati gli studi degli psicologi cognitivi a concentrarsi sulle strategie di coping legate alla salute mentale per il mantenimento e miglioramento dell’equilibrio psichico in risposta agli eventi stressanti e traumatici della vita. 

Alcuni psicologi suggeriscono di riservare il termine “meccanismi di difesa” per descrivere quelli più primitivi ed inconsci mentre il termine “strategie di coping” per quelli più maturi e coscienti. 

Al di la delle etichette si tratta dei tentativi delle persona per garantirsi la sopravvivenza psichica nel processo di adattamento a situazioni o contesti emotivamente complessi e percepiti come minacciosi.

I meccanismi di difesa sono comportamenti appresi durante l’infanzia; ciò significa che anche da adulti possono essere modificati, anche a posteriori, attraverso un lavoro di crescita personale con l’aiuto di uno psicoterapeuta. La psicoterapia è utile anche per diventare più consapevoli dei meccanismi di difesa primari prevalentemente usati, quando essi si rivelano utili e quando invece è più opportuno ridurli o sostituti con altri più maturi ed adeguati alla situazione.

 

 

MECCANISMI DI DIFESA PRIMARI:

I meccanismi primari per funzionare si basano su una percezione distorta della realtà (informazioni che vengono by-passate, filtrate o ignorate) al fine di proteggere la persona dall’impulsività legata alle forti emozioni che potrebbero sopraffare la sua capacità di ragionare e pensare. Sono le strategie usate dai bambini che, per natura, sono emotivamente immaturi rispetto agli adulti. Quando sono usate regolarmente dagli adulti significa che il loro sviluppo emotivo non si è completato. Vediamo alcuni meccanismi di difesa di base: 

 

  • Negazione: consiste nel rifiuto ad accettare la realtà agendo come se un evento, un sentimento e pensiero doloroso non esistessero. E’ uno dei meccanismi di difesa più primitivo poiché si riscontra nella prima età infantile. Molte persone utilizzano la negazione per evitare di fare contatto con emozioni dolorose o situazioni della vita che producono forte disagio. E’ ciò che fanno le persone affette da qualche dipendenza (alcool, gioco, droghe o cibo) enfatizzando invece le aree della vita in cui funzionano bene.
  • Regressione: consiste nel ritornare ad uno stadio di sviluppo precedente a fronte di pensieri, emozioni ed impulsi che la persona ritiene inaccettabili. Può accadere ad esempio che un adolescente, sopraffatto dalla paura per i suoi crescenti impulsi sessuali, esibisca comportamenti infantili del passato (es. facendo la pipì a letto, mostrandosi dipendente dai genitori e particolarmente bisognoso di affetto e rassicurazione). Un adulto può regredire in momenti di particolare stress (es. rifiutandosi di alzarsi la mattina o far fronte agli impegni e responsabilità quotidiane).
  • Agito o Acting Out: consiste nella messa in atto di comportamenti estremi per esprimere i propri pensieri o sentimenti che altrimenti non riuscirebbe a rivelare. Ad esempio la persona sbotta in un impeto di rabbia (lancia o spacca cose) anziché dire in modo adulto ciò che sente (“sono arrabbiato con te“). Si comporta come un bambino capriccioso che non riesce ad ottenere ciò che desidera dai genitori. L’autolesionismo è una forma di acting-out; attraverso il dolore fisico la persona cerca uno sfogo per incanalare il dolore emotivo che risulterebbe altrimenti insopportabile. L’agito in qualche modo permette alla persona di sfogarsi e ripristinare una sorta di calma interiore.
  • Dissociazione: consiste nella perdita di cognizione del se, del tempo, del pensiero e dei ricordi. Questo è il meccanismo tipico di chi ha subito abusi durante l’infanzia. In casi estremi, la dissociazione può portare la persona a credere di avere diversi sé o personalità (disturbo multiplo di personalità). Il tempo e l’immagine di sé non è continua e fluida come avviene per la maggior parte delle persone. E’ come se la persona temporaneamente si “scollasse” da una realtà troppo dolorosa per vivere in un mondo diverso e parallelo privo di pensieri, sentimenti o ricordi insopportabili.
  • Compartimentalizzazione: è una forma minore di dissociazione, con cui una persona riesce a far coesistere due parti di sé in conflitto senza sentirsi in colpa o confusa sul piano cosciente. I concetti, gli aspetti o le idee in conflitto non vengono collegati in modo logico ma tenuti sperarti come in compartimenti stagni. Ad esempio una persona può lavorare nel sociale con persone disabili e mostrarsi empatica, attenta e sensibile ma nel privato con un familiare disabile essere violenta, aggressiva e sprezzante. I valori della persona sono opposti e non integrati. Questa dissonanza cognitiva è tollerata poiché rimane inconscia.
  • Proiezione: consiste nell’attribuzione dei propri pensieri, sentimenti o impulsi indesiderati ad un’altra persona che però in realtà non possiede tali aspetti. Viene utilizzata quando una persona si sente cosi a disagio per i pensieri inaccettabili che ha da considerarli non propri ma altrui. Ad esempio un marito può essere arrabbiato con la propria moglie perché non si sente ascoltato quando in realtà è egli stesso la persona quello che non ascolta. La proiezione è il risultato di una mancata capacità di comprendere e riconoscere i propri sentimenti e le proprie modalità di relazione.
  • Formazione reattiva: consiste nella conversione nel loro contrario di pensieri, sentimenti ed impulsi percepiti come eccessivamente minacciosi nei confronti di qualcuno. La persona è convinta  di non poter esprimere liberamente ciò che sente e quindi “cela” la propria emotività dietro ad una maschera con cui rivela sentimenti completamente opposti a quelli che prova. Ad esempio una segretaria arrabbiata con il proprio capo, desiderosa di lasciare il proprio lavoro, può mostrarsi eccessivamente gentile, generosa ed esprimere il suo desiderio di continuare il rapporto di lavoro. E’ il risultato di una incapacità ad esprimere le emozioni negative (rabbia, tristezza, delusione) che porta a mostrare pubblicamente la mancanza di sentimenti spiacevoli.

 

MECCANISMI DI DIFESA SECONDARI

Si tratta di meccanismi di difesa più evoluti usati dagli adulti non sempre adatti per gestire  sentimenti spiacevoli, ansia e stress ma che comunque non hanno a che sono piuttosto comuni e normali. Vediamone alcuni:

 

  • Repressione: consiste in un blocco inconscio di pensieri, sentimenti ed impulsi inaccettabili. La repressione essendo inconscia non è sotto il controllo della persona; i “ricordi repressi“ vengono filtrati dalla memoria, alterati dalle esperienze successive, ed in tal modo l’accesso ad essi viene impedito. 
  • Spostamento: consiste nel ri-orientare pensieri, sentimenti ed impulsi provati nei confronti di una persona su un’altra o su di un oggetto. La persona è convinta che potrebbe danneggiare gravemente una specifica persona se esprimesse ciò che sente; dirige quindi la propria rabbia altrove, ovvero verso qualcuno o qualcosa percepito come più “capace di reggere“ la sua emotività. Le persone spesso spostano e dirigono ciò che provano da una persona ad un’altra ritenuta più “sicura”. Ad esempio quando un uomo prova rabbia nei confronti del capo ma non può permettersi di esprimerla per evitare conseguenze sul lavoro allora la dirige nei confronti della moglie, del cane, di un figlio … Questo è un meccanismo di difesa abbastanza inefficace perché se da un lato la rabbia trova un canale di espressione dall'altro viene erroneamente diretta verso persone o oggetti estranei causando altri tipi di problemi.
  • Intellettualizzazione: consiste nel porre eccessiva enfasi su pensieri razionali al fine di evitare di fare i conti con impulsi e sentimenti angoscianti. Questo avviene quando ad esempio una persona riceve una diagnosi medica infausta e, anziché esprimere tristezza e dolore, si concentra sui dettagli delle cure mediche inutili, su aspetti organizzativi di casa, dei familiari e conti delle proprie finanze “congelando” ciò che prova.
  • Razionalizzazione: consiste nel ricercare spiegazioni razionali diverse circa le proprie percezioni ed i propri comportamenti di fronte alla realtà che cambia. Per esempio una donna inizia ad uscire con un uomo che le piace molto e che ad un certo punto la scarica. Andrà alla ricerca degli elementi utili a giustificare quel finale ed imputabili solo all’altro più che a sè: “in fondo sapevo che quello era un perdente…”.
  • Annullamento: è il tentativo di rimediare ad un comportamento offensivo o inaccettabile messo in atto in modo inconscio a danno di qualcuno di significativo. Ad esempio subito dopo essersi resi conto di aver deriso o offeso qualcuno iniziare a lodarlo per le sue qualità al fine di rimediare al danno arrecatogli. L’annullamento ha lo scopo di contrastare il commento sgradevole originariamente espresso sperando di bilanciare una situazione che è sfuggita di “mano”.

 

MECCANISMI DI DIFESA MATURI

I meccanismi di difesa primitivi sono utili a proteggere la persona mentre quelli più evoluti hanno una valenza più costruttiva nella risoluzione di un problema. Questi ultimi richiedono una maggior pratica e sforzo per la messa in atto nel quotidiano. Le persone con strategie di coping mature tendono ad essere maggiormente equilibrate a costruire relazioni più sane. Vediamone alcuni:

 

  • Sublimazione: consiste nel canalizzare pensieri, emozioni ed impulsi inaccettabili in altri più accettabili. Per esempio, quando una persona ha impulsi sessuali che non vuole agire può concentrare la sua energia su di una attività sportiva intensa. Rifocalizzando tale energia in modo produttivo questa non viene persa né usata per causare altre problematiche psicosomatiche.  Desideri inaccettabili o irraggiungibili possono essere sublimati, e quindi l'ansia ridotta, per mezzo dell’umorismo o ricorrendo alla fantasia e all'immaginazione. Ad esempio, di fronte a una serie di insuccessi scolastici si può far ricorso alla fantasia per raffigurare la meta ed aumentare la motivazione a raggiungere l’obiettivo finale piuttosto che lasciarsi andare alla disperazione.
  • Compensazione: consiste nel controbilanciare i propri punti deboli enfatizzando le proprie aree di forza. Enfatizzando e concentrandosi sulle proprie risorse e competenze la persona è maggiormente in grado di accettare i propri limiti in alcuni ambiti della propria vita. Per esempio, quando una persona può superare la mancanza di abilità in un area riconoscendosi qualità in altri settori della sia vita. “Non so cucinare ma so pulire”. La compensazione è meccanismo di difesa che aiuta a rafforzare l'autostima e l’immagine che la persona ha di sé.
  • Assertività: è la capacità di esprimere apertamente, in modo chiaro, fermo e rispettoso il proprio punto di vista. Gli stili di comunicazione vanno, lungo un continuum, dal passivo all’ aggressivo passando per l’assertivo. La persona passiva non rivela ciò che pensa rispetto a quella con stile asservito in cui mostra chiaramente il proprio punto di vista. Il passivo è un buon ascoltatore, compiace il suo interlocutore ma raramente rivela qualcosa di se, le proprie necessità, in modo diretto. La persona aggressiva tende ad imporsi come leader negativo, a parlare di se e delle proprie necessità a discapito di quelle altrui. Non ascolta in modo empatico con gli altri ed è poco rispettoso di idee ed esigenze altrui. La persona assertiva presenta un buon equilibrio tra capacità di parlare di se, di esprimere le proprie opinioni o bisogni in maniera ferma e rispettosa e la capacità di ascoltare il punto di vista e i bisogni altrui. L’assertività è una delle competenze comunicative più desiderate oltre che un strategia di coping utile a ridurre lo stress derivante dal confronto nei rapporti interpersonali conflittuali.

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.