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Lotta o fuga: la reazione d’ansia e panico

Chiunque abbia sofferto di ansia o attacchi di panico ha senza dubbio sentito parlare della risposta “lotta/ fuga”. Una reazione istintiva associata ad una scarica di adrenalina che prepara il corpo a  reagire per difendersi (attacco/lotta) o a fuggire da uno scenario pericoloso. E’ una reazione utile ma che per alcuni con una soglia di attivazione piuttosto bassa, come un allarme mal tarato, che bisogna imparare a regolare.

La risposta “lotta o fuga” ha origini piuttosto lontane. I nostri lontani antenati hanno sviluppato questa reazione per poter contare su una risposta rapida per potersi garantire la sopravvivenza a fronte delle innumerevoli minacce e pericoli che dovevano fronteggiare (es. attacchi da parte di animali feroci). Il problema è che nel mondo moderno raramente ci imbattiamo in situazioni in cui dobbiamo difenderci da una aggressione o scappare lontano da un pericolo. Questa reazione ancestrale tuttavia è ancora presente; si verifica spontaneamente ed automaticamente non appena interpretiamo un evento come pericoloso per noi. Ciascuno poi ha una soglia di sensibilità diversa ed interpreta le situazioni circostanti secondo la propria scala di valori ed in base alle esperienze personali vissute.

La risposta di lotta o fuga è stressogena e spontanea, induce il corpo a reagire ad uno stimolo che percepiamo spaventoso.

Ad esempio, se stiamo dormendo di notte da soli a casa e veniamo svegliati da un forte rumore di vetri che vanno in frantumi possiamo interpretare la situazione come pericolosa. Immaginiamo che un intruso stia entrando in casa. La scelta è tra affrontare il malvivente o scappare via. Il nostro cervello, attraverso processo di interpretazione rapidissimo prepara il corpo alla lotta o fuga. Lo fa attraverso l’amigdala, la parte più antica del nostro cervello situata nel sistema limbico (cervello rettiliano). L’amigdala è un sistema di emergenza inconscio in grado di padroneggiate in una frazione di secondo il loro pre-frontale per far fronte ad un emergenza. Quando percepiamo una minaccia, l'amigdala invia un segnale di soccorso alla parte del nostro cervello che controlla il sistema nervoso autonomo. Il sistema nervoso è responsabile di tutte le nostre funzioni corporee, come il battito cardiaco, la respirazione, la sudorazione e la pressione sanguigna.

Il sistema nervoso nella sua componente “simpatica” è attivato principalmente quando l’organismo si trova in situazioni di emergenza o stress (reazioni di lotta-fuga): determina l’attività di molti organi contemporaneamente e utilizza anche un meccanismo ormonale attraverso il rilascio di Adrenalina (midollare del surrene) e cortisolo da diffondere in tutto il corpo. Questo aumento ormonale costringe il cuore a battere più velocemente per spingere il sangue al cuore, ai polmoni e agli arti. In tal modo ci prepara per affrontare il pericolo imminente. Inoltre, allontana il sangue dagli organi non essenziali come lo stomaco, per questo motivo la digestione si blocca e ci sovviene un senso di nausea.

Man mano che più sangue viene pompato nel corpo, riceviamo ulteriore ossigeno, che aumenta i nostri sensi. Le piccole sacche nei nostri polmoni si espandono per aumentare la nostra capacità di respirare. Siamo più attenti, le nostre pupille si allargano, assorbono più luce e il nostro udito è sensibilizzato.

L'adrenalina in più attiva anche il rilascio del glucosio e dei grassi dalle riserve del nostro corpo. Questo ci permette di avere una maggior quantità di energia disponibile. Tutta questa energia e l’adrenalina in circolo possono farci tremare. Possiamo iniziare a sudare. 

Questa è una risposta che si è evoluta in centinaia di anni per aiutarci a lottare o scappare   via da qualcuno che puoi farci del male.

In questa reazione c’è una stretta connessione tra mente, ovvero processi psicologici di interpretazione delle informazioni, e fisiologici ovvero le modificazioni che avvengono a livello corporeo. 

Se, in condizioni di normalità, l’ansia rappresenta una specie di allarme adattivo, nella sua espressione patologica, come negli attacchi di panico, assume una connotazione disfunzionale. Negli attacchi di panico i sintomi fisiologici vengono interpretati in maniera catastrofica, ad esempio una normale accelerazione del battito cardiaco può essere erroneamente interpretata come un attacco di cuore. La persona si spaventa ancora di più: ciò ha l’effetto di aumentare ulteriormente l’ansia e quindi di acutizzare i sintomi. La costante attenzione focalizzata sui segnali provenienti dal proprio corpo e dall’ambiente circostante favorisce la paura di un imminente attacco di panico. Questo stato di apprensione e di continuo monitoraggio delle proprie sensazioni interne a sua volta aumenta il livello d’ansia creando un circolo vizioso che si auto-alimenta.

E’ possibile imparare a regolare questa prezioso meccanismo affinché si attivi solo quando effettivamente può essere utile. La psicoterapia permette apprendere le strategie necessarie per calmierare i sintomi d’ansia quando si presentano in eccesso o in modo irragionevole.

Agendo in primo luogo sul sistema nervoso parasimpatico: è un sistema che prevale nelle condizioni di stabilità e riposo favorendo i processi anabolici (digestione ed assorbimento). E' nel rilascio di acetilcolina e noradrenalina. I sistemi simpatico e parasimpatico agiscono su vari organi ed apparati in maniera diversa e spesso antagonista. Il primo  aumenta la frequenza, la contrattilità e la gittata cardiaca mentre il secondo abbassa la frequenza e la contrattilità e la gittata cardiaca. Normalmente sono tonicamente attivi, per cui è sufficiente la variazione del tono dell’uno o dell’altro a provocare le modificazioni funzionali degli organi controllati.

Esistono molte tecniche per attivare il sistema nervoso para-simpatico responsabile dello stato di calma e di conseguenza ridurre lo stato di agitazione e favorire il recupero energetico. Tali tecniche sono semplici tanto quanto efficaci poche agiscono sulla respirazione per ridurre i livelli degli ormoni alimentano gli stati d'ansia e di panico. Si possono usare gli tecniche  yoga e di auto-ipnosi per indurre il rilassamento. E’ necessario però anche lavorare su i processi di pensiero e sulle erronee interpretazioni che originano la riposta di iper-tono agendo sul dialogo interiore con pensieri logici anziché irrazionali. Tutto ciò che si pensa, che ci si dice mentalmente di negativo, contribuisce a creare e mantenere lo stato di allerta fisiologica. I pensieri spaventanti alimentano l’adrenalina. E’ quindi fondamentale avere il controllo di ciò che si pensa per non alimentare lo stato di allerta. Chi soffre d’ansia e panico tende a pensare che i pensieri siano automatici, ma non lo sono. Si può scegliere sempre a cosa pensare, si possono fermare e cambiare i propri pensieri. Si può guardare alla situazione che si sa vivendo in modo logico chiedendosi:

 

  • Sono davvero in pericolo?
  • Di cosa ho paura esattamente?
  • Perché ho voglia di scappare?
  • Cosa succederebbe se restassi qui invece?

 

I pensieri non possono feriscono realmente non fanno mai del male. Sono proprio questo: solo pensieri. E si può scegliere di non pensarli o di sostituirli con altri.

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.