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L'anima ferita dal trauma

Traumi e abusi assumono molte forme e colpiscono tutti in modo diverso. Due persone con background simili possono affrontare lo stress quotidiano cosi come traumi e ferite psicologiche  più profonde in modo del tutto differente tra loro. Ci sono persone che come conseguenza di un trauma possono venire disturbate da terrificanti flashback della situazione che hanno subito mentre altre superarlo rapidamente senza strascichi. L’elaborazione di un trauma, un lutto o di un abuso può essere un processo affrontato in modi piuttosto diversi da persona a persona. Al di la della gravità dell’esperienza che una persona ha fatto, piccola o grande che sia, ciò che conta è il livello e la durata delle sofferenza percepita. Seppur una persona non abbia avuto una esperienza infantile di abuso o un incidente grave ciò non significa che la sua sofferenza sia meno rilevante di chi ha affrontato un palese trauma. Esistono diversi livelli di sofferenza psicologica ed emotiva cosi come esperienze traumatiche più complesse di altre ma ciò che è fondamentale valutare è il vissuto soggettivo di ciascuno, il tipo di interpretazione e significato che la singola persona attribuisce a quell’evento. Ciò che per una persona può essere molto traumatico per qualcun’ altra potrebbe non essere affatto. Non importa quale tipo di trauma una persona abbia subito: abuso fisico, abuso emotivo, abbandono, abuso sessuale poiché ciò che conta è la sofferenza percepita e il riuscire ad individuare modi per affrontarla e superala. 

Comunemente coloro che hanno subito maltrattamenti, abusi fisici o psicologici e hanno vissuto un esperienza traumatica (lutto, incidente, terremoto, sequestro o rapina, strage…) convivono con frequenti flashback, scene e ricordi inquietanti, sia di giorno che di notte anche a distanza di molto tempo dall’evento. Il trauma influenza una persona a un livello così profondo da indurla, a livello inconscio, a riviverlo nel tentativo di elaboralo e superalo. Questo processo porta ad una serie di effetti negativi: incubi notturni, flashback, messa in atto di reazioni difensive improvvise, dissociazione psichica, perdita di contatto con la realtà, confusione mentale, insicurezza, perdita dell’identità, attacchi di panico, profonda depressione. La persona può sviluppare una condizione grave chiamata disturbo da stress post-traumatico o PTSD da richiedere molto tempo prima che la persona trovi un proprio stabile e sano equilibrio interiore.

Si manifesta in conseguenza di un fattore traumatico estremo, in cui la persona ha vissuto, ha assistito o si è confrontata con un evento che han implicato morte, la minaccia di morte, gravi lesioni, la minaccia all’integrità fisica propria o di altri come ad esempio aggressioni personali, disastri, guerre e combattimenti, rapimenti, torture, incidenti, malattie gravi.

La risposta della persona comprende paura intensa, sentimenti di impotenza, di orrore e l’evento traumatico viene rivissuto persistentemente con ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivo che comprendono immagini, pensieri, o percezioni, incubi e sogni spiacevoli, agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando, disagio psicologico intenso all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico, reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico, evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale, aumentato, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, irritabilità o scoppi di collera, difficoltà a concentrarsi, iper-vigilanza ed esagerate risposte di allarme.

Il PTSD può intervenire anche a distanza di mesi dall’evento traumatico e la sua durata può variare da un mese alla cronicità; per questo si rende necessario trattare immediatamente e profondamente il disturbo.

La ripetizione mentale dell’abuso rappresenta un macchinismo di coping, di tipo inconscio, ovvero un modo con cui la persona cerca di riprendere il controllo di se stessa rispetto alla situazione che ha subito e a ciò che gli è stato fatto. 

Ad esempio quando un bambino viene abusato fisicamente in famiglia di solito mostra comportamenti aggressivi nei confronti dei compagni di scuola. Fa il prepotente per cercare una sorta di rivalsa rispetto al suo sentirsi vulnerabile e traumatizzato. Alla base del sua prepotenza c’è un falso sè, un ego gonfiato, usato per celare la percezione di inferiorità. A livello inconscio la ripetizione dell’abuso subito su altri bambini ha due funzioni: da un lato rappresenta un modo per far sentire agli altri come si è sentito trattare e dall’altra cerva di ottenere il controllo sull'abuso familiare. Non potendo confrontarsi con la figura abusante la imita con gli bambini come se si stesse vendicando contro il suo aggressore. Egli tenta di controllare l’abuso allo scopo di fermarlo.

Questo metodo in definitiva è un ciclo che non ferma l'abuso, ma lo diffonde. Similmente questo è ciò che accade a chi da bambino è stato abbandonato. Da adulto avrà una grande paura dell'abbandono e cercherà di evitare di fare nuovamente questa dolorosa esperienza. Sarà probabilmente un adulto sempre in una relazione con qualcuno, ma ogni verrà lasciato ricorrentemente dal partner di turno. Inconsapevolmente si metterà nella condizione di rivivere il loro trauma originario più e più volte. Questo accade perché nella menta di chi ha subito abbandono la paura dell’abbandono è sempre presente come una situazione traumatica da elaborare e sanare. Quindi, nel subconscio, sceglie partner instabili nel tentativo di superare quel ricordo traumatico dell'abbandono sperimentato nell’infanzia.

Ciò vale anche per coloro che sono stati abusati fisicamente in relazioni precedenti e rivivono in relazioni attuali lo stesso trauma. 

Per superare un trauma innanzitutto è necessario affrontare i ricordi e imparare a lasciarli andare. Gli eventi dolosi negati o repressi possono causare dei limiti alla tua vita di adulto anche se non te ne rendi conto. Certamente è doloroso aprire vecchie ferite per ripararle, tornare a quei ricordi traumatici, riesaminarli, sentire le emozioni. 

Come tagliare questo filo che tiene intrappolato il presente alle ferite psicologiche di eventi passati dolorosi?

 

  • Imparando a essere per se stessi un buon genitore consolante che dona amore, conforto, accettazione;
  • Lascia andare le memorie di eventi negative e riscrivendo nuovi ricordi positivi a piacimento  privi di abusati e traumi;
  • Canalizzando sensazioni ed emozioni molto negative nella scrittura o qualche attività catartica utile a lasciar andare le emozioni. Ad. esempio immaginando che i ricordi negativi e le emozioni entrino in un oggetto fisico che poi può essere distrutto;
  • Utilizzando delle distrazioni che riportino il pensiero al presente quando iniziano a manifestarsi ricordi intrisivi. Questo è importante in presenza di ricordi negativi ossessivi che fanno virare l’umore in negativo e che riportano a rivivere il trauma.
  • Concentrandosi su obiettivi personali importati per nel presente, su come si vuole essere e diventare ed investendo con dedizione su di se come persona di successo libera dal peso del passato. 
  • Ricercando le ragioni positive per giustificare l’accaduto. Questo indubbiamente è il punto più difficile. Guardare a ciò che si è imparato attraverso l’esperienza dolorosa. Questo forse può non essere sempre chiaro e facile da capire in tempi brevi.

 

In conclusione, è possibile superare un abuso, un trauma o un grande dolore se si è disposti ad aiutare se stessi con pazienza ed amore. Ciò richiede tempo, dedizione e la convinzione profonda di poter riuscire a farcela.

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.