Gli esseri umani sono nati per creare relazioni sociali che vanno dal legame di coppia, all’appartenenza familiare, all’integrazione in un gruppo, come quello degli amici, sino al far parte di un’ampia comunità. Chi ha una personalità evitante tende al contrario a tenere le distanza dai rapporti profondi ed intimi nonostante il desiderio. Spesso l'evitante soffre anche di ansia sociale che gli impedisce di vivere in modo apparente le relazioni affettive significative. La vicinanza, non solo fisica ma soprattutto psicologica, intesa come il rivelare aspetti di se (pensieri, sentimenti o tratti caratteriali) è causa di forte tensione e disagio emotivo. L’evitamento ha lo scopo di far si che la persona si protegga da possibili giudizi negativi, dal rifiuto, dall’emarginazione o la derisione che subirebbe se si mostrasse in modo schietto per come è realmente.
Alla base di questa ritrosia verso gli altri vi è la percezione negativa che la persona ha di se oltre che ad una erronea visione degli altri come persone insensibili, brutali e severamente giudicanti. L’evitante parte dalla convinzione di non essere OK e che neppure gli altri siano OK in termini di accettazione ed accoglienza autentica.
Alcune persone evitano del tutto i rapporti intimi, sia sul piano della confidenza psicologica che sul piano fisico, mentre altri riescono a mantenere dei legami amicali seppur superficiali ed occasionalmente anche di natura amorosa.
La personalità evitante più predisposta a rischiare quando si apre sembra capace, almeno all’inizio, di relazionarsi bene ma quando il legame affettivo si fa più intenso e l’attrazione sessuale più impellente tende a fuggire o porre fine alla relazione.
La paura della vicinanza emotiva induce l’ansioso a focalizzarsi sui difetti del potenziale o nuovo partner, sulla sensazione di noia e di soffocamento o sull’idea di essere in trappola; questo atteggiamento lo porta a disinvestire sistematicamente da tutte le relazioni coinvolgenti allo scopo di proteggersi.
Dopo la rottura, l'evitante emotivo può continuare a socializzare ma spesso perde ogni slancio o desiderio nell’approfondire quella relazione per eludere l’intimità sessuale. Si ritrova quindi a passare da una relazione ad un’altra, a fare diverse prime esperienze senza però approfondire e coltivare realmente nessun dei rapporti che inizia.
In genere si impegna all’inizio di una nuova relazione ma per un periodo limitato, di qualche settimana o mese, sino a che la sua paura della vicinanza e del giudizio lo spingono a mostrarsi distante e disinteressato.
L’evitamento emotivo, sia delle relazioni amicali, romantiche e sessuali, è di solito correlato ad un trauma infantile come la negligenza fisica e/o affettiva, le esperienze di rifiuto emotivo o di maltrattamento. Si tratta di esperienze relazionali malsane della prima infanzia che incidono negativamente sulla capacità di relazionarsi in modo sano, pieno e sereno, nella successiva età adulta.
Quei bambini che invece di sperimentare un forte legame di attaccamento con una figura buona ed affettiva sono stati trascurati, abusati col tempo imparano che l’amore è condizionato, ovvero si può ricevere a patto di compiacere ed adattarsi all’altro, che l’affetto implica anche offese, violenza, prepotenza e, in a volte, anche assenza e trascuratezza. Il bisogno di calore umano ed affetto rimane insoddisfatto nel tempo. Da un lato rimane la voglia di ricevere e donare affetto ma dall’altra, avendo sperimentato dolore e deprivazione affettiva, sfuggono da legami e sentimenti troppo coinvolgenti.
Solitamente l’adulto evitante non mette in relazione le sue prime esperienze di vita con le problematiche relazioni della sua vita da adulto.
L’evitante è un eterno scapolo o una zitella. Può anche riuscire a creare molti legami di amicizia ma non si impegna in relazioni serie o durevoli. Può dedicarsi molto al lavoro dedicando ad un eventuale partner solo il poco tempo libero che gli rimane. Vive attorno ai suoi bisogni ed interessi mostrandosi piuttosto disinteressato alle necessità altrui. Abbandona la relazione proprio nel momento in cui sente che le aspettative del partner si fanno più elevate come ad esempio conoscere parenti, ufficializzare il rapporto, progettare una convivenza o la nascita di un figlio.
Quando sta in coppia è più preso dai suoi interessi e dalla tecnologia che dallo stabilire un dialogo profondo vis a vis. A volte usa la critica e la rabbia per mantenere le distanze dal partner che richiede attenzioni e affetto.
Seppur il problema dell’evitamento emotivo può non apparire grave l’insoddisfazione che ne deriva incide in modo negativo sulla qualità della vita.
E’ importante sapere che uno stile di attaccamento così come i tratti di personalità non sono immutabili nel tempo; attraverso la psicoterapia si possono modificare atteggiamenti relazionali poco utili e sani se vi è la ferma volontà di imparare a costruire relazioni più ricche e soddisfacenti.
La psicoterapia può aiutare l’evitante a costruire relazione più intime al di la delle prime frustranti esperienze di vita, acquisire le competenze necessarie a socializzare efficacemente per creare autentici, profondi e duraturi legami emotivi.
Spesso il primo passo più difficile è proprio quello di riuscire a creare un legame terapeutico in cui quella persona può sentirsi al sicuro per potersi esporre e da li poi cominciare a farlo anche al di fuori della seduta terapeutica.
Un passo successivo è quello di riuscire a regolare quegli stati d’ansia che ostacolano le interazioni sociali per iniziare una graduale esposizione di se senza maschere.
Con il trattamento, una persona emotivamente sfuggente può fare esperienze relazionali positive preziose e colmare quella povertà emotiva che ha caratterizzato la sua infanzia.
Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.