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La dipendenza affettiva maschile

Siamo abituati a pensare che siano solo le donne ad essere emotivamente dipendenti da qualcuno mentre si ritiene che gli uomini siano più autonomi e meno bisognosi dal punto vi vista affettivo. Il termine dipendenza affettiva in particolare è prevalentemente riferito alla donna in relazione al proprio partner. 

In realtà le donne sono semplicemente più espressive dal punto di vista emotivo avendo una maggior predisposizione all’introspezione e quindi a nominare e descrivere ciò che sentono; ciò non significa che i maschi non siano emotivi ma lo sono in modo più riservato e contenuto.

Dalla mia esperienza clinica, posso dire che generalmente sono gli uomini ad essere più emotivamente dipendenti rispetto alle donne. Quelli più in difficoltà a pensarsi soli e prendere la decisione dei lasciare una partner quando sentono di non essere più innamorati.

Alla maggior parte delle donne è stato insegnato a prendersi cura degli altri a livello emozionale, ad investire in relazioni amicali intime e supportive e quindi anche a prendersi cura di se stesse.

All’opposto gli uomini, di solito emotivamente investono solo sulla propria partner del momento e al di la di questa relazione di sostegno difficilmente creano altri legami profondi. Creano legami con altri amici maschi con cui difficilmente parlano di ciò che sentono e dei propri bisogni psicologici; per lo più parlano di lavoro e sport. Ecco dunque che quando una relazione affettiva si conclude l’uomo rimane solo emotivamente, sperimenta un enorme dolore nel perde l’unica figura con cui ha stabilito un reale legame di attaccamento intimo.

Spesso agli uomini viene insegnato a prendersi cura di se stessi e degli altri da un punto di vista pratico ed economico attraverso il perseguire obiettivi lavorativi e il fare carriera. 

Delegano alla partner la propria cura emotiva; ricercano nella propria donna non solo una moglie o una fidanzata ma anche un madre ed una “spalla” che sappia vedere e comprendere le loro fragilità. 

Il patto implicito tra uomo e donna, che si è trasmetto storicamente da una generazione all’altra, ha portato a due stereotipi: quello della donna che si prende cura emotivamente del marito e quella del marito che in cambio le offre sicurezza economica e materiale. 

Tutto questo ha cominciato a cambiare negli anni ’60 con l’emancipazione femminile, la revisione dei ruoli e la possibilità di divorziare. 

Oggi anche gli uomini devono far i conti con l’indipendenza emotiva, non solo quella materiale, e imparare a far fronte all’abbandono. 

Gli uomini non sono così preparati a gestire la fine di una relazione e a gestire la solitudine tanto quanto le donne. Negano spesso la crisi di coppia, preferiscono accontentarsi di una relazione extra coniugale più che affrontare la fine di un rapporto e ritrovarsi soli.

L’idea di ritrovarsi solo per un uomo è più ingestibile e dolorosa che per una donna. La prospettiva di questa possibilità per un maschio emotivamente dipendente è molto spaventosa. Spesso si illude che non verrà mai abbandonato e che la moglie rimarrà con lui indipendentemente da ciò che potrebbe fare o da come potrebbe trattarla. Crede di essere amato incondizionatamente, proprio come la madre lo amava o lo ama ancora. Questa convinzione gli dà il senso di sicurezza emotiva di cui ha disperatamente bisogno.

Anche se vive in uno stato di rifiuto riguardo alla possibilità di un abbandono emotivo, a un certo livello si risente del fatto che dipende dalla moglie per la sicurezza emotiva e che sua moglie  abbia il potere di determinare il suo benessere emotivo.

Il risentimento che prova assume molte forme ma raramente viene espresso direttamente. 

L'autocompiacimento è un modo molto comune in cui si esprimere indirettamente il risentimento. L'uomino emotivamente dipendente tende a dare alla partner l'impressione che a lui non importa molto della relazione. 

Il dipendete uomo afferma sarcasticamente di non aver bisogno della partner. Vuole dare alla propria donna l'impressione di essere forte e autonomo. Di solito è focalizzato su molteplici interessi ed attività sportive e ricreative: guarda la televisione o naviga in internet quando la partner è in casa. Il saperla li è sufficiente perché si senta al sicuro e quindi la da per scontata. 

Sembra impegnato a lavorare su tanti progetti che però non prevedono il coinvolgono della partner; sono attività in solitaria al di fuori della relazione. Il dipendente maschile mette poca o nessuna energia nel rapporto di coppia e sembra non essere coinvolto, tranne forse per fare sesso con la sua lei.

Quindi, sarebbe una conclusione naturale per la moglie del dipendente affettivo pensare che lei non sia importante per lui.

 

Perché il dipendente emotivo sta in una relazione in cui non si impegna?

Sta in relazione per soddisfare il suo bisogno di sicurezza che, al contrario dell'intimità fisica, richiede un rischio psicologico. Il dipendente affettivo non vuole mettere a repentaglio la propria sicurezza. 

Il maschio emotivamente dipendente odia i conflitti all'interno di una relazione intima. A causa della sua antipatia per il conflitto, cerca di prevenire il verificarsi di conflitti. Tenta di controllare il conflitto in due modi comportamentali: attraverso un approccio aggressivo o agendo passivamente nella relazione di coppia.

Entrambi questi stili comportamentali possono essere efficaci nell'evitare il conflitto mantenendo un falso senso di armonia.

Evitando di esprimersi in modo emotivamente autentico non crea un legame di coppia realmente intimo ed evita possibili conflitti nell’immediato. 

La mancanza di intimità non è una fonte di preoccupazione per il maschio emotivamente dipendente; lo è invece l'abbandono emotivo. 

Quindi agisce in modo aggressivo o passivo come forme di controllo comportamentale nel tentativo di prevenire l'abbandono. Nel lungo periodo però ciò che accade è che la partner, sentendosi controllata, lo abbandona.

Quindi, finché la relazione rimane libera da conflitti, anche se sua moglie si lamenta di non essere felice, non ritiene di avere problemi coniugali e di aver bisogno di fare terapia di coppia.

Una delle caratteristiche comuni del comportamento di un uomo emotivamente dipendente nei confronti della moglie è l’”oscillazione”. Ovvero una relazione stile amore/odio.

La maggior parte del tempo, agisce indifferente nei confronti della moglie ma una volta ogni tanto può trattarla male, come se la odiasse. L'espressione del suo odio e rabbia emerge nel modo in cui le parla. Spesso la sua comunicazione cade nell'abuso verbale. 

Usa violenza verbale allo scopo di ferire e svilire la sua compagna; in tal modo distrugge la sua autostima. 

In verità non si tratta affatto di amore quando un partner tratta l’altro in malo modo, abusa verbalmente e ferisce psicologicamente. E neppure la odia a dire il vero; odia il fatto di essere emotivamente dipendente da lei e che lei abbia il potere di abbandonarlo. Seppur non lo ammetta in fondo sa di essere dipendente.

Cerca di distruggere la sua autostima affinché lei non possa un giorno abbandonarlo ma così facendo produce l’abbandono che teme. Dopo aver abusato della partner, averla trattata in modo orribile, offensivo ed irrispettoso dimostra il suo dispiacere e rammarico apparendo sincero. Va all'altro estremo mostrandosi più affettuoso e amorevole. Tali reazioni sono dovute al fatto che si sente spaventato da averla indotta, con le sui reazioni estreme, davvero a lasciarlo.

A questo punto, il suo obiettivo è quello di riappropriasi del suo senso di sicurezza ricreando vicinanza con la partner. 

Di solita lei è attratta dalla parte amorevole mostrata dal marito e tende a dimenticare i gesti odiosi ed i modi inappropriati per cercare di godersi la temporanea "luna di miele". Sfortunatamente col tempo il  dipendente affettivo regredisce e ricomincia a ripetere lo schema.

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.