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Il Bambino Emozionale

Proviamo dolore e sofferenza perché la nostra vita, il nostro pensiero e la nostra esperienza del corpo sono state gestite da una parte di noi che è profondamente ferita, insicura, sfiduciata e spaventata: "il Bambino emozionale". Siamo identificati con questa parte di noi, pensiamo che sia ciò che noi siamo. 

Continuiamo a ripetere vecchi schemi perché abbiamo di noi stessi un'immagine ferita e crediamo che questo sia ciò che siamo. Siamo identificati col "Bambino emozionale" ferito dentro di noi.

Abbiamo basato il senso di noi stessi sui valori di coloro che si prendevano cura di noi, della società e della cultura in cui venivamo cresciuti, abbiamo imparato a estraniarci da noi stessi.

Il “Bambino emozionale" è un'esperienza interiore di sé che è piena di paura, vergogna e sfiducia, nascosta sotto comportamenti inconsci e compulsivi. Dentro di noi abbiamo una parte che è esattamente come quel bambino che siamo stati in passato: non ha alcuna nozione del domani, non sopporta di aspettare né di venire contrariato, non sa posporre la gratificazione e il piacere a un altro momento perché non crede ci sia un "altro momento", non ha uno spazio dentro di sé in cui contenere il dolore o la frustrazione.

Possiamo chiamarlo "stato mentale del Bambino ferito" o spazio interiore del "Bambino emozionale" In questo stato di coscienza siamo incapaci di stare con ciò che c'è, di essere presenti e contenere l'esperienza. In questo stato d'animo siamo essenzialmente spaventati, diffidenti e pieni di insicurezze.

E queste paure ci rendono impulsivi, reattivi e costantemente irrequieti, oppure profondamente scioccati e bloccati.

Ci identifichiamo totalmente col bambino emozionale, e siamo incapaci di vedere che non è ciò che siamo. A causa di ferite subite nell'infanzia, ferite profonde e non ancora guarite finendo col crearsi un'identità basata su quel Bambino emozionale. Ma quelle caratteristiche non sono parte della nostra vera natura, ci sono state instillate come risultato del condizionamento e di esperienze su cui non avevamo controllo.

Nello stato del Bambino emozionale ci dono due aspetti, Il primo, che ci è subito di fronte, è costituito dai comportamenti che condizionano la nostra vita quando siamo in balia del Bambino emozionale.

 

  1. Reazione e controllo.
  2. Aspettative e pretese.
  3. Compromessi.
  4. Assuefazione.
  5. Pensiero magico.

 

Dietro a questi comportamenti c’è il secondo aspetto, più in profondità, costituito dalle emozioni dello stato mentale del Bambino ferito:

 

  1. Paura e shock.
  2. Vergogna, senso di colpa, insicurezza.
  3. Bisogno e senso di vuoto.
  4. Tristezza e dolore.
  5. Sfiducia e rabbia.

 

Nello stato mentale del Bambino reagiamo in modo assolutamente automatico agli eventi della vita. Le nostre reazioni sono determinate dalla paura che se non reagiamo ci accadrà qualcosa di brutto o non riusciremo a ottenere ciò di cui abbiamo bisogno. Dallo stimolo passiamo automaticamente alla  reazione, senza alcuna consapevolezza di cosa stia succedendo e perché; lo spazio tra lo stimolo e la reazione è infinitesimale. Reagiamo tutte le volte che ci sentiamo minacciati, reagiamo per soddisfare i nostri bisogni. Reagiamo quando non ci sentiamo al sicuro, amati e apprezzati. Il Bambino interiore ha delle aspettative sugli altri e sulla vita. Ha delle pretese e gli altri ci devono ciò che vogliamo. Quando le cose non vanno come vorremmo o ci sentiamo privati dell'attenzione, esigiamo, accusiamo, oppure ci sentiamo moralmente feriti. Per altri invece le aspettative sono più nascoste, coperte dalla negazione e da false apparenze. Abbiamo delle pretese e gli altri ci devono ciò che vogliamo; quando le cose non vanno come vorremmo o ci sentiamo privati dell'attenzione, esigiamo, accusiamo, oppure ci sentiamo moralmente feriti. Per altri invece le aspettative sono più nascoste, coperte dalla negazione e da false apparenze.

Quando siamo in balia dello stato mentale del nostro Bambino siamo anche fortemente inclini all'assuefazione. Pretendiamo immediata attenzione e gratificazione, proprio come fa ogni bambino. E se non siamo davvero capaci di osservare e di prendere distanza dalle nostre emozioni e paure, finiremo facilmente con il cadere in qualche tipo di dipendenza. Quando ansia e paura ci assalgono, inconsciamente cerchiamo qualcosa che ci possa calmare.

Infine, quando siamo nello stato mentale del Bambino, speriamo che magicamente arriverà la persona giusta che spazzerà via ogni nostra paura e dolore, speriamo di venire liberati dalla paura, dal dolore e dalla solitudine. Cerchiamo di cambiare amici e amanti in ciò che vorremmo che fossero, oppure andiamo da un'altra persona, sperando che questa soddisferà finalmente le nostre aspettative. In entrambi i casi, non dobbiamo sentire il dolore della solitudine quando ci deludono.

Il nostro Bambino emozionale non può vedere le cose così come sono perché le idealizza: ha bisogno di pensare che le persone e la vita agiscono in un determinato modo, per sentirsi al sicuro e mettere ordine nel proprio mondo interiore. Così, semplicemente immagina che le cose siano proprio come vuole che siano. Mette alcune persone su di un piedistallo e vive nella speranza e nell'illusione.

Quando siamo nello stato mentale del Bambino emozionale ne siamo sopraffatti, è come se vivessimo in uno stato di trance. Il Bambino ferito è dentro questa trance, intrappolato nelle sue credenze e aspettative. In questo stato di trance non possiamo vedere il mondo esterno così come è, lo vediamo soltanto attraverso il filtro delle nostre convinzioni e aspettative.

Ognuno di noi ha il suo particolare tipo di trance, con il suo peculiare insieme di convinzioni, aspettative negative e reazioni che riflettono il particolare stato del nostro essere feriti. 

Quando siamo nello stato di trance, ciò che crediamo, proviamo, sentiamo e vediamo sembra assolutamente vero, non riusciamo a sentire o vedere nient'altro.

Anche se fuori ci fosse qualcuno che ci ricoprisse d'amore, dicendoci che ciò che crediamo e sentiamo è falso, qualcuno che ci assicura che siamo amati, che il mondo è un luogo sicuro non riusciremmo sentirlo o accettarlo.

Il nostro Adulto e la nostra capacità di ragionamento in quel momento è obnubilata dal Bambino emozionale sotto trance ipnotica. 

Lo stato di trance è uno stato mentale che ha presa su di noi, ma ci sono momenti in cui ne siamo liberi. Le nostre trance vengono dalle nostre ferite. Quando l'immagine che abbiamo di noi stessi nello stato di trance comincia a dissolversi, avviene la trasformazione. Gradualmente smettiamo di essere così facilmente provocabili. Non reagiamo più così compulsivamente e smisuratamente dalla nostra identità data dalla trance, e smettiamo di ottenere sempre le stesse risposte dagli altri e dalla vita.

Il risveglio e la fuoriuscita dalla trance, ovvero l’interruzione d’identificazione con il bambino emozionale, avviene quando iniziamo ad avere maggiore comprensione e compassione verso il nostro Bambino in trance. Quando siamo disposti a sentire ciò che proviamo quando siamo nella trance, invece di fuggire nella negazione, nella distrazione o nei comportamenti difensivi, quando cominciamo a correre dei rischi che sfidino ciò che crediamo di noi stessi quando siamo nella trance.

Spesso non ci rendiamo conto di essere in una trance finché non ne siamo usciti. Possiamo notare la differenza tra come ci sentiamo, agiamo e pensiamo quando ci siamo dentro solo quando ne siamo fuori. Quando siamo in trance, siamo dominati e posseduti dallo stato mentale del Bambino. Dopo, da fuori, è più facile osservarlo. 

Per disidentificarci dal Bambino emozionale e riprenderci la nostra vita, dobbiamo arrivare a conoscere questa parte di noi, sentire il dolore e la paura che porta con sé e, infine, cominciare correre qualche rischio che ci aiuti a liberarci da vecchie abitudini e modi di vivere.

Le paure sono profondamente radicate nella nostra mente e si basano su esperienze passate, molte delle quali non ricordiamo nemmeno. Per comprendere le nostre difficoltà nelle relazioni - l'autostima compromessa e molti dei modelli di comportamento è necessario imparare a osservare il nostro Bambino emozionale in tutte le sue forme. Questo è ciò che di norma di fa in psicoterapia: narrare, analizzare, osservare, capire.

Ci vuole pratica per sviluppare questa abilità. All'inizio passiamo dallo stimolo alla reazione in modo automatico, inconscio e abituale senza comprendere perché ci sentiamo e ci comportiamo in un certo modo.

Quando cominciamo ad osservare la nostra consapevolezza cresce. Per capire i nostri comportamento e ciò che nascondono dietro dobbiamo osservare senza giudicare. Il Bambino emozionale è una potente forza nascosta nella nostra vita che guida i nostri comportamenti e le nostre emozioni. Probabilmente ci sarà sempre dentro di noi una parte spaventata e reattiva, sfiduciata e insicura, ma un lavoro su stessi ci aiuta a far si che non diriga più la nostra vita in modo oscuro. Col rafforzarsi del nostro osservatore interno e col crescere della nostra maturità prendiamo distanza da Bambino emozionale e dalla sue ferite esperienziali.

Questi comportamenti (reazioni, aspettative, assuefazione e compensazioni) sono sintomi di più intense emozioni che stanno nel profondo. Praticando pazientemente l'essere con queste emozioni quando sorgono, anziché giudicarle, impariamo anche a riconoscere e a essere con i sentimenti di sfiducia, paura, vuoto e insicurezza che stanno dietro i comportamenti. 

La comprensione dello stato mentale del Bambino emozionale può chiarire gran parte della nostra vita, dei nostri comportamenti, delle nostre scelte e delle occasioni mancate. Ci permette di orientare questa forza in modo sapiente e costruttivo.

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.