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Binge Eating Disorder

l disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder o BED) è caratterizzato da grandi abbuffate, associate ad un senso di perdita di controllo sull’atto del mangiare. Il soggetto si alimenta in modo veloce e vorace fino a quando non percepisce una sensazione di completa sazietà.  Il Binge Eating Disorder colpisce più le donne che gli uomini (il rapporto è di 3 a 2). L’insorgenza del comportamento alimentare incontrollato avviene di solito nella tarda adolescenza o all’inizio della terza decade.

Le caratteristiche del disturbo sono:

 

  1. Ricorrenti episodi di alimentazione compulsiva associati con indicatori soggettivi e comportamentali di riduzione del controllo e di disagio riguardanti l’alimentazione compulsiva;
  2. Vi è assenza di comportamenti compensatori inadeguati (vomito autoindotto, abuso di lassativi, esercizio fisico eccessivo, digiuno) caratteristica che permette di effettuare una diagnosi differenziale con la bulimia nervosa. 
  3. Gli indicatori riguardanti la diminuzione del controllo comprendono: il mangiare molto rapidamente grandi quantità di cibo anche se non si è affamati fino a sentirsi spiacevolmente pieni, oppure mangiare da soli a causa dell’imbarazzo dovuto all’enorme quantità di cibo ingerito, provare disgusto, senso di colpa, depressione dopo aver abusato con gli alimenti. 
  4. Gli episodi d'abbuffata si devono verificare con una frequenza di almeno due giorni alla settimana, in un periodo minino di sei mesi.

 

Alcuni soggetti, che soffrono di questo disturbo, riferiscono che lo scatenarsi di questo comportamento impulsivo è dovuto ad alterazioni disforiche dell’umore, il Binge Eating Disorder sarebbe legato quindi ad uno stato depressivo del soggetto, anche se non risulta ancora chiaro se è la depressione a determinarlo o viceversa. Sicuramente rabbia, ansia, noia e frustrazione sono fattori facilitanti la patologia. Altri soggetti non riescono ad identificare quali siano i fattori scatenanti, riferiscono però, di trovarsi in uno stato di tensione che tende ad alleviarsi mangiando in maniera non controllata.

Riguardo alla dimensione psicologica individuale, un tratto largamente diffuso tra i pazienti con BED è la scarsa autostima con tendenza all’umore depresso. 

la bassa autostima espone maggiormente alla pressione ambientale verso il mito della magrezza e quindi verso l’inizio di una dieta, nella maggioranza dei casi una dieta qualsiasi, letta su una rivista o copiata da quella di un conoscente, diete destinate quasi inevitabilmente all’insuccesso; e proprio gli insuccessi, associati agli episodi d'abbuffata, contribuirebbero a peggiorare ulteriormente la considerazione di sé. 

Riassumendo il meccanismo: la restrizione alimentare favorisce l’insorgenza di abbuffate, e queste a loro volta inducono ad una maggiore restrizione, si instaura così un circolo vizioso che tende a perpetuare il quadro clinico. Similmente ai soggetti bulimici, i pazienti con BED presentano livelli di preoccupazione per il cibo, la forma corporea ed il peso.

Ingerire cibi appetibili (dolci e cioccolata) favorisce la produzione di serotonina; il cibo è quindi un antidepressivo naturale. In alcuni soggetti potrebbe innescarsi il seguente meccanismo a carattere compensatorio: la serotonina (un neurotrasmettitore) prodotta dà una sensazione benessere, questo porta all’assunzione di altro cibo, fino a quando il ciclo non si blocca e il soggetto, rendendosi conto di quello che sta succedendo, cade inevitabilmente nel senso di colpa.

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata non è altro che la manifestazione e il perdurare di una condizione che può riguardare tutti. A chi non è mai capitato di cercare la gratificazione nel cibo (a causa dei processi ormonali antidepressivi che si innescano) per sconfiggere o momentaneamente accantonare una situazione potenzialmente depressiva? Questa è senza dubbio una condizione non patologica e riscontrabile in molti soggetti. Spesso molte persone sono in una condizione di sovrappeso proprio perché periodicamente adottano il metodo dell’abbuffata antidepressiva, naturalmente quando non si sfocia nella patologia e si rimane nei canoni previsti da una mentalità salutista si limitano le così dette abbuffate “terapeutiche”.

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.