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La determinazione al cambiamento

 

I ricercatori Carlo C. Di Clemente e J. O. Prochaska attraverso le loro osservazioni nell’ambito dei problemi di dipendenza (alcool, droga, fumo) hanno identificato le fasi che attraversano le persone prima di essere motivate al cambiamento delle loro abitudini.

La ruota della motivazione prevede 6 fasi:

Pre-contemplazione, contemplazione, determinazione, azione, mantenimento e cambiamento permanente.

 

In linea generale questo modello è utile per progettare qualsiasi cambiamento di vita. Essere consapevoli del punto del processo in cui ci si trova in un dato momento permette di definire meglio il tipo di aiuto professionale di cui si ha bisogno e si è pronti ad accettarlo o meno. 

 

1. La fase di pre-contemplazione: si ha quando una persona non sta ancora pensando alla possibilità di poter cambiare poiché non percepisce in sé alcun problema. La persona svaluta l’esistenza o l’importanza del problema e ritiene che gli altri esagerino quando ne parlano. Ci sono 4 motivi per i quali una persona si trova i questa fase (le 4R)

 

  • Rifiuto: Coloro che sono riluttante al cambiamento non sono pienamente coscienti della rilevanza e dell’impatto del loro problema o si trovano in uno stato di inerzia.
  • Ribellione: Coloro che si ribellano al cambiamento resistono agli inviti degli altri che dicono loro come debbono gestire la situazione e e rifiutano qualsiasi aiuto offerto.
  • Rassegnazione: Altri rinunciano alla possibilità di poter cambiare poiché si sentono sopraffatti dalla situazione ed hanno perso, dopo diversi tentativi, la speranza di poter trovare una soluzione.
  • Razionalizzazione: Altri si trovano in questa fase di stallo poiché in modo razionale l’hanno trovata più conveniente dopo aver valutato le alternative ed hanno deciso di mantenere lo status quo ritenendo che il problema è più degli altri che proprio.

 

2. La fase di contemplazione: si ha quando una persona è disposta a riconoscere di avere un problema e comincia a prendere in considerazione la possibilità di attuare un cambiamento di vita. Tuttavia, le persone che sono in fase contemplativa rispetto al cambiamento sono spesso altamente ambivalenti. Sono sulla linea di confine tra il rimanere cosi come sono e attivarsi per cambiare. La contemplazione non è un impegno preso con se e neppure una decisione di cambiamento vera e propria. Le persone in questa fase cominciano a prendere informazioni circa il loro problema, le possibilità di trattamento, il livello di impegno che implica lasciare la vecchia e conosciuta situazione di disagio per una alternativa più sana ma faticosa da raggiungere. Le persone riconoscono di avere un problema e gli svantaggi che implica non agire in modo differente; nonostante il disagio che sperimentano ancora non vi è la decisione definitiva di lavorare su di se per stare meglio.

Qual ora le persone si rivolgano ad uno psicoterapeuta spesso la richiesta in questa fase è di tipo esplorativo: valutano il professionista, ciò che può offrire in termini di aiuto, tempi e costi ma soprattutto un analisi in termini di impegno, rischio ed efficacia. Ciò che lo psicologo può fare è aiutare la persona a definire il problema, pro e contro del cambiamento, ciò che gli impedisce di cambiare autonomamente. Si tratta di una fase delicata di esplorazione in cui è difficile gettare le basi per una psicoterapia poiché la persona è ancora in una fase preliminare in cui non è motivata pienamente a lavorare su di sé per raggiungere un obiettivo. 

 

3. La fase della determinazione: si ha quando una persona decide di cambiare. Dopo la valutazione attenta di pro e contro, rischio e benefici, la persona propende per lavorare su di se ed affrontare i propri disturbi e problemi. Ciò non significa che dubbi e timori non siano più presenti ma che la volontà di stare meglio prevale su quella di rimanere nel disagio. In questa fase le persone si mostrano pronte, impegnate e motivate ad agire per risolvere le loro difficoltà.

Questa fase coincide con la determinazione a stare meglio e la preparazione di un piano di azione realistico. 

Affinché un piano terapeutico possa apportare benefici e determinare un cambiamento concreto è necessario valutare quali competenze, strategie e comportamenti la persona ha necessità di apprendere attraverso la psicoterapia affinché vi sia una risultato visibile. A questo livello il professionista aiuta la persona a definire i processi di blocco, gli ostacoli al cambiamento, le risorse che già possiede e ciò che invece ha bisogno di migliorare o imparare in vista dell’obiettivo di cambiamento che si desidera ottenere. Assieme valuteranno e cercheranno di prevedere le insidie lungo il percorso terapeutico e le soluzioni concrete che si potranno attivare. Si gettano le basi per un piano di trattamento.

 

4. La fase di azione: in cui viene attuato il piano precedentemente elaborato. Tra psicoterapeuta e cliente vi è un patto esplicito, bilaterale, chiaro, concreto e realistico circa il cambiamento che si desidera ottenere assieme. Vi è un impegno preso tra le parti di lavorare assieme con costanza e motivazione. Questo accordo, o contratto, esplicito non solo aiuta le persone a lavorare su un cambiamento che sarà visibile ma anche a tenere la direzione e monitorare l’efficacia del percorso con il passare del tempo. Mano mano che la persona comincia a vedere i frutti del lavoro psicologico si incoraggia, acquista fiducia e si auto-determina. 

 

5. La fase di mantenimento: il cambiamento richiede la costruzione di nuovi modelli di comportamento, di pensiero e di gestione dell’emotività; ciò avviene nel corso del tempo e con gradualità. La vera prova del cambiamento è la verifica della sua sostenibilità a lungo termine nel corso di molti anni. Vi è sempre la minaccia che gli schemi di funzionamento automatici ed acquisiti nel passato, ed in particolare nella prima infanzia, si ripresentino. Nel corso del tempo la minaccia ad un ritorno a vecchi modalità diventa meno intensa e meno frequente anche se le ricadute sono comuni e normali. Tuttavia dopo in percorso di psicoterapia le persone sono dotate di competenze e strategie adeguate a prevenire le ricadute e sanno dove trovare il supporto di cui hanno bisogno per rientrare più velocemente in comportamenti sani.

Le esperienze di ricaduta spesso aiutano le persone a riconoscere i loro punti deboli e a rafforzare la determinazione ad adottare quando appreso in terapia.

 

6. La fase di cambiamento permanente: è l’obiettivo finale del processo psicoterapeutico. In questa fase, la persona non mette più in atto comportamenti disfunzionali, gestisce autonomamente i sintomi contenendoli (ansia, panico, depressione, agiti) ed è consapevole degli stimoli che rappresentano una minaccia per la riattivazione dei vecchi schemi. La persona ha piena fiducia nel poter affrontare senza timore le situazioni di vita.

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.