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Educare i figli alla mediazione

Durante l’adolescenza il conflitto tra genitori e figli rappresenta una tappa fondamentale e sana per lo sviluppo della personalità. E’ attraverso il conflitto, la sfida con le figure di riferimento, che l’adolescente getta le basi per acquisire una maggior indipendenza. Da un lato il compito del figlio è mettere in discussione i parametri di vita, i valori e le regole precedentemente acquisti in modo passivo dalla famiglia per strutturare una propria identità e dall’altro il compito dei genitori è trattenere, o meglio limitare, questa spinta nell’interesse delle sua sicurezza e della responsabilità. 

Ci sono 5 tappe fondamentali che un adolescente attraversa per rendersi indipendente dai genitori e che sono causa di conflitto; esse sono: 

 

  1. Separazione: l’adolescente si ricava degli spazi personali sia in casa sia fuori (sport, amici, attività esterne alla famiglia) mettendo confini tra sé e la famiglia. Ad esempio la sua cameretta diventa off-limits ai genitori cosi come lo spazio passato in bagno. Inizia a passare molto più tempo con i coetanei di quanto faccia coi familiari. Predilige anche mettere un confine psicologico tra se e i genitori, ovvero preferisce confidarsi con gli amici mentre la famiglia è lasciata all’ oscuro rispetto a ciò che egli sente, pensa e fa; in tal modo soddisfa il suo bisogno di appartenenza al gruppo di pari.
  2. Esplorazione: l’adolescente sente il bisogno di esplorare a pieno il mondo circostante per soddisfare il bisogno di conoscenza e percepire il suo potenziale ed i suoi limiti. Qui il conflitto nasce dal fatto che per i genitori egli non è abbastanza grande per fare certe esperienze, prendersi alcuni rischi e responsabilità. Da un lato l’adolescente vive una fase di grandiosità ed iper-valutazione delle sue reali capacità e dall’altro il genitore può percepire, erroneamente, il proprio figlio ancora troppo immaturo anche quando le cose non stanno più cosi. Vi è una difficoltà da parte dei genitori a concepire il figlio come un giovane adulto capace di pensare e scegliere per se. Dall’altra parte il figlio, che necessità di fare esperienza, non ha ancora strutturato una visione di insieme del mondo e non conosce i pericoli dal quale ben guardarsi.
  3. Differenziazione: l’adolescente inizia ad avere sempre più chiaro ciò che egli è in termini di attitudini, preferenze, valori personali, orientamento sessuale ed il conflitto avviene nell’espressione e forte affermazione della sua individualità.
  4. Opposizione: l’adolescente nell'affermare ciò che egli ha scoperto di essere entra in conflitto con i parametri ed i valori familiari. Questo conflitto aperto è importante perché è solo attraverso la messa in discussione di tutto ciò che la famiglia gli ha trasmesso che egli potrà alla fine decidere cosa tenere e cosa lasciar andare di ciò che gli è stato insegnato anziché adattarsi a priori.
  5. Assunzione di responsabilità: La necessità dell’adolescente è assumersi delle responsabilità personali mentre rispetto ad altre, quelle richieste della famiglia, non si mostra disponibile. Il conflitto a questo livello riguarda ciò che la famiglia si aspetta da lui/lei (andamento scolastico, impegno in casa) .

 

Tenuto conto che il conflitto coi genitori in adolescenza non solo è inevitabile ma funzionale ad una sana crescita dell’identità di seguito riporto alcune considerazioni. 

Innanzitutto non sempre i genitori sono preparati a far fronte al conflitto con i propri figli; qualora essi stessi abbiano sperimentato nella loro famiglia di origine un modo sicuro e costruttivo di gestire le incomprensioni e i diverbi certamente saranno agevolati a proporre una discussione serena coi propri figli per giungere ad un ragionevole compromesso tra le parti. All’opposto se i genitori sono stati cresciuti in un contesto familiare conflittuale, con attacchi esplosivi di rabbia, accuse, imposizioni e restrizioni dovrebbero sforzarsi di proporre ai loro figli uno stile educativo differente rispetto a quello ricevuto e basato su dialogo, comprensione, mediazione.

 

 

VANTAGGI E FUNZIONI DEL CONFLITTO

Il conflitto promuove la cooperazione: è una occasione affinché le parti coinvolte (genitori da un lato e figlio dall’altra) lavorino assieme sulle differenze significative per imparare a creare un contesto di scambio profondo, intimo, basato sul rispetto e l’accettazione incondizionata delle singole posizioni. Il conflitto si risolve di comune accordo. Ci vogliono due fazioni contrapposte per iniziare un conflitto ed almeno la disponibilità di una delle due parti per fermarlo. Ogni volta che un genitore si trova a discutere con un adolescente ha bisogno di chiedersi: “Sono disponibile a mediare e trovare un punto d’accordo con mio figlio o è meglio che io interrompa momentaneamente la discussione che è finita in un vicolo cieco?”. A volte è preferibile prendere tempo e rimandare il confronto a quando entrambe le parti siano più serene e disponibili a scendere a patti.

 

Il conflitto è una occasione per educare ad assumere comportamenti sani: il comportamento dei genitori tenuto durante un conflitto rappresenta un modello educativo. Se un adolescente è in opposizione e sfida (interrompe, provoca…) un genitore può essere tanto di rispondere alle provocazioni in modo altrettanto aggressivo. Tuttavia è compito del genitore, in quando adulto, resistere alla tentazione di reagire in modo acceso al fine di modellare un comportamento più equilibrato e maturo. Solo cosi l’adolescente impara che può portare le proprie opinioni, e che queste verranno accolte, senza necessariamente dover alzare a dismisura i toni. 

 

Il conflitto può essere istruttivo:  l'adolescente impara dallo scambio. Ogni volta che un genitore si trova impegnato in conflitto insegna qualcosa al proprio figlio: il suo comportamento ed il modo di gestire le divergenze funge da esempio sul come gestire in conflitti in modo costruttivo anche in altri contesti e relazioni. Confrontasi con rispetto implica considerare il proprio figlio in quanto persona, con la sua capacità di pensare ed autodeterminarsi, aiutarlo a scegliere tenendo conto delle sue necessità piuttosto che fare scontro da posizioni rigide.

 

Il conflitto rivela le somiglianze: quando genitori e figli litigano le dinamiche che emergono sono rappresentative della gamma intera di rapporti ed atteggiamenti che il minore ha “respirato” nel contesto in cui è cresciuto. Se un adolescente vuole avere l’ultima parola si mostra competitivo e testardo è abbastanza probabile che replichi un modello familiare. Quando i genitori sono in grado di rispecchiarsi negli atteggiamenti conflittuali del figlio adolescente e riconoscere che loro stessi gestiscono le discussioni con atteggiamento similare possono iniziare ad adottare modalità differenti da usare come modello. E’ importante non rimanere intrappolati in vecchi schemi di comportamento familiare improduttivo. Il problema dei conflitti in cui vi è somiglianza tra atteggiamenti genitoriali e adolescenziali è che si intensificano molto rapidamente e si risolvono molto lentamente, e a volte mai del tutto.

 

 

STRATEGIE PER GESTIRE LE SFIDE DEI FIGLI ADOLESCENTI

Per evitare conflitti accesi è necessario modificare la qualità della comunicazione in famiglia scegliendo un linguaggio che non stimoli posizioni difensive e/o aggressive.

Vanno evitate frasi valutative ed accusatorie del tipo “non hai fatto ciò che hai promesso …”, o che hanno a che fare con un giudizio sull’essere del tipo “Sei inaffidabile”. 

E’ compito del genitore monitorare il livello di tensione della discussione al fine di evitare un’escalation di tensione e rebbia. Quando un confronto si intensifica arrivando a diventare provocatorio nei confronti di un membro della famiglia i genitori hanno il compito di fermare ciò che sta accadendo e rimandare la discussione ad un momento successivo quando tutti i soggetti implicati saranno disponibili a usare un linguaggio rispettoso e costruttivo.

Ciò permette di evitare che il conflitto sfoci in violenza verbale e fisica a causa della rabbia e della frustrazione. In un conflitto la priorità va data alla gestione della emotività e solo successivamente all’identificazione di un punto di accordo che è di secondaria importanza. Prima i modi e poi i contenuti.

Ogni persona deve assumersi la responsabilità di monitorare e gestire il proprio stato emotivo; se un genitore o un adolescente si sente in pericolo di perdere il controllo emotivo è necessario che lo dichiari in tempo in modo da potersi fermare, raffreddarsi, e riprendere la controversia in un momento in cui sarà più calmo. 

Ci deve essere una regola all’interno del nucleo familiare, che ha a che fare con la sicurezza di tutti i membri, ovvero non usare mai il conflitto come scusa per danneggiare qualcuno (né emotivamente né fisicamente). Tra genitore e adolescente i disaccordi sono normali ed il conflitto è prevedibile ma la violenza, di qualsiasi tipo, non è ammessa e deve essere scoraggiata. In primis ad opera dei genitori.

La capacità di tollerare la conflittualità tra genitori è figli spesso è più ampia per le madri, che si mostrano maggiormente comprensive, rispetto ai padri. Questo accade perché i maschi sono più portati alla competizione, al combattimento, al bisogno di vincere e sottomettere (aspetto innato). A volte i padri devono lavorare sulla loro capacità di saper ascoltare ciò che il proprio figlio ha da dire molto di più rispetto alle madri.

La capacità di tollerare il conflitto inoltre è più alta per i figli che per il genitore; questo perché l’adolescente ha bisogno di affermare se stesso, di dimostrare di essere al pari dell’adulto perciò ne esce, anche quando ha torto, più forte e fiero per aver tenuto testa al genitore e aver giocato a “braccio di ferro”. Al contrario, il genitore personalmente ha meno da guadagnare per se stesso dal conflitto. Si trova a dover investire energie ed emozioni spiacevoli in una disputa che valuta di discutibile valore. Fa parte di una normale fase di crescita vedere da una parte un adolescente in assetto di combattimento per la sua libertà e dall’altra il genitore sfinito ed esausto. 

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.