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I disturbi alimentari

Dr. Sgambati Psicologo Psicoterapeuta Ipnosi Pordenone
Dr. Sgambati Psicologo Psicoterapeuta Ipnosi Pordenone

Con il termine Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA) si fa riferimento ad un disturbo, o un disagio, caratterizzato da un alterato rapporto con il cibo e dell'immagine corporea.

Quando questi 2 aspetti compromettono la qualità della vita e dei rapporti con gli altri si può parlare di vera e propria malattia.

Tra i DCA sono comprese: Anoressia Nervosa (AN), Bulimia Nervosa (BN) ed una serie di Disturbi di tipo alimentari non strettamente inquadrabili come anoressia o bulimia (NAS).

In particolare si parla di anoressia nervosa quando una persona manifesta un rifiuto a mantenere il peso corporeo al livello normale per età e statura.

Ovvero vi è una perdita di peso tale per cui l'Indice di Massa Corporea (IMC o in inglese BMI) è inferiore a 17.

Tale indice si calcola dividendo il peso in chilogrammi della persona per il quadrato della sua altezza (es. 50/1,60x1,60).

Oltre alla riduzione del peso la persona è spaventata all'idea di ingrassare e la sua paura si traduce in comportamenti, spesso ossessivi, volti alla ricerca della magrezza.

Anche l'idea circa sé ed il proprio aspetto fisico giocano un ruolo fondamentale.

Una persona affetta da anoressia guarda a se stessa ed alla propria identità considerando esclusivamente l'aspetto fisico ed il peso tenendo poco o per nulla conto delle proprie competenze, caratteristiche distintive e conoscenze.

Ovvero si giudica rispetto al solo parametro estetico svalutando aspetti interni di sé.

Frequentemente le ragazze che hanno una riduzione drastica del proprio peso sono affette da amenorrea.

L'amenorrea è la mancanza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi mentre nell'uomo si riscontra un calo del desiderio sessuale.

I pensieri nei riguardi del cibo diventano così fortemente radicati nella mente da assumere la forma di “rimuginio” instancabile che non lascia spazio ad altri pensieri: si inizia a ridurre il cibo (restrizione) e ad eliminare i cibi ritenuti troppo calorici.

Accanto al controllo del cibo si inserisce spesso anche un aumento dell'attività fisica, sempre allo scopo di dimagrire.

Vi sono due sotto tipi di anoressia nevosa: “Restrittiva” e “Purgativa”.

La prima si caratterizza per il metodo utilizzato per perdere peso: mangiare sempre meno fino a giungere al digiuno e attraverso l'attività fisica eccessiva.

Quella purgativa è caratterizzata da un alternanza tra fasi restrittive e abbuffate seguite da metodi compensativi, quali vomito auto indotto, lassativi, diuretici.

Si parla di bulimia nervosa quando una persona che è in una condizione di normopeso ricorre alle abbuffate compulsive per controllare la propria immagine corporea.

L'abbuffata compulsiva consiste nel mangiare, in un tempo limitato, una quantità di cibo elevata e nel contempo vi è la sensazione di perdere il controllo a tal punto da sentire di non poter smettere.

Dopo l'abbuffata il controllo del peso avviene attraverso metodi di compenso quali provocarsi il vomito, l'uso di lassativi, diuretici, eccessivo esercizio fisico.

Tra i Disturbi alimentari aspecifici (NAS), ovvero quelli che comprendono situazioni simili all'anoressia o alla bulimia, ritroviamo la dieta cronica (dieting), l'alimentazione “mastica e sputa” senza ingestione (chewing and spitting) ed la più comune iperalimentazione incontrollata senza compenso che porta ad un aumento considerevole del peso (Binge Eating Disorder).

 

Quali sono i segnali da cogliere?

I DCA producono alterazioni del comportamento, del modo di pensare, dello stato di salute dell'individuo: cogliere questi segnali significa arrivare a chiedere aiuto competente precocemente e giungere ad una soluzione completa del disturbo.

Si possono notare cambiamenti significativi in diverse aree:

Nel comportamento alimentare: segnali che si possono notare durante i pasti, la loro preparazione o immediatamente dopo.

Riduzione graduale dell'alimentazione (dieta restrittiva) o, nel caso della bulimia nervosa, abbuffate con perdita di controllo.

La persona mangia da sola e di nascosto, diviene irrequieta per i cambi di programma improvvisi legati al pasto, e segue regole alimentari rigide (ad esempio suddivide i cibi con poche calorie in “giusti” da quelli calorici in “sbagliati”).

Un altro segnale sono le abitudini alimentari inusuali (sminuzzare il cibo, uso eccessivo di tè per ingannare la fame), conteggio ossessivo delle calorie.

Frequentemente il cibo viene nascosto in posti anomali (dietro al letto) e a fronte della restrizione alimentare aumenta l'interesse per gli argomenti di cucina, e la preoccupazione per l'alimentazione dei familiari che vengono a incoraggiarti a mangiare.

Si può notare anche un cambiamento del comportamento generale e a livello sociale che porta ad evitare situazioni conviviali con famiglia ed amici (isolamento), aumenta il livello dell'ansia per le prestazioni a scuola, desiderio di perfezione, reazioni impulsive/irritabilità.

Intensa attività fisica, eccessiva sensazione di freddo, abuso di farmaci.

I segnali di emergenza sono l'umore instabile e depresso, il riposo notturno è disturbato, la persona è spesso stanca a tal punto da perdere coscienza o svenire, possono essere presenti gonfiore/edema o formicolii alle gambe, vomito anche con sangue nei casi più gravi.

I DCA insorgono prevalentemente durante l'adolescenza: esordio tra i 12 e 25 anni.

L'anoressia nervosa ha un picco massimo a 13 anni, ovvero all'inizio dell'adolescenza ma con l'età si assiste ad uno spostamento del quadro sintomatologico: dal comportamento restrittivo a quello compensativo tale per cui la bulimia prevale a 17/18 anni, ovvero durante i cambiamenti verso l'autonomia e l'indipendenza (fine della scuola, inizio del lavoro) e spesso non è visibile proprio perchè caratterizzata da un peso nella norma.

I DCA riguardano per la maggior parte dei casi il sesso femminile (rapporto 9 a 1 tra F e M).

 

Quali sono le fasi che caratterizzano il disturbo?

All'inizio la disponibilità del paziente ad accettare la cura è minima mentre raggiunge la determinazione massima, quando il disturbo è ormai stabilizzato.

Questa diversa disponibilità è determinata dalle fasi che caratterizzano il disturbo, fasi che coincidono con le tappe della dieta restrittiva:

Vi è una fase iniziale: detta “luna di miele”, in cui il digiuno è caratterizzato da “sintomi positivi” a causa di un'alterazione del metabolismo cerebrale.

La sensazione è di benessere diffuso, straordinaria lucidità ed euforia.

Ciò induce la persona a continuare “sulla stessa strada” non ponendosi nessun problema su quanto sta succedendo.

Nella fase avanzata: detta “ossessione per il cibo”, lo stato di benessere che prima avvolgeva l'individuo lascia il posto all'ossessione per il cibo.

Si fa faticosamente strada la consapevolezza sulla propria condizione e si possono manifestare delle richieste di aiuto.

Il pensiero per il cibo diviene ossessivo, l'attività mentale si riduce all'ambito alimentare, compaiono i comportamenti compulsivi (per es. collezionare ricette) legati alla paura di perdere il controllo ed aumentare di peso.

Nella fase finale: detta di “consapevolezza”, vi è la piena consapevolezza da parte del soggetto della necessità di richiedere un aiuto.

L'esigenza di un intervento diventa pressante, ma a questo livello sarà più difficoltoso affrontare il problema, sia a causa della sua cronicizzazione, sia a causa delle caratteristiche egodistoniche (il disturbo è avvertito come estraneo, esterno).

La persona prende le distanze dalla malattia poiché gli sforzi e i sacrifici intrapresi appaiono senza scopo.

A questo stadio però si assiste ad una cronicizzazione dei disturbi gastrointestinali. 

 

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Autore: Dott. Maurizio Sgambati - Psicologo Psicoterapeuta. © Riproduzione vietata.